Giovedì 18 Aprile 2024

Reggio Emilia, affreschi sbriciolati e ritratti spariti. Sfiorisce la culla dell'Ariosto

L'agonia del Mauriziano, dove il poeta nacque nel 1474

Sottoinchiesta

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Alessandra Codeluppi

AFFRESCHI che si sbriciolano e che lottano con la muffa, pezzi storici spariti e di cui non si è più saputo nulla e orari di visita molto ristretti. Quest’anno Ludovico Ariosto compie 540 anni, e la sua città d’origine, Reggio Emilia, lo festeggia con un calendario di iniziative, ma la stessa città dimentica l’abitazione in cui il poeta nacque.  Parliamo del Mauriziano (dal nome del quartiere San Maurizio), una villa quattrocentesca immersa in un grande parco. Qui l’autore dell’Orlando Furioso trascorse lunghi periodi prima di trasferirsi alla corte di Ferrara: nei primi anni del Novecento il Mauriziano veniva immortalato anche nelle cartoline della città, mentre ora, chi lo visita, non trova nemmeno un depliant con la sua storia. E anche sui siti internet che ne parlano, le informazioni sono sommarie.  CI SONO volontari che curano questo luogo storico, singoli cittadini e associazioni che cercano di animarlo: senza di loro, la storica villa sarebbe del tutto caduta nel dimenticatoio. Gli affreschi interni sono scalcinati, pure nelle tre stanze, cosiddette ‘ariostesche’, risalenti al Cinquecento, con scene amorose e di caccia, brani di storia e paesaggi che riflettono il gusto cortese. «Molto spesso devo pulire il pavimento dai frammenti di pitture che cadono dai muri — dice la custode Luisa Laghi, una volontaria, —. Non sono un’esperta, ma forse bisognerebbe fare un restauro». Profonde crepe solcano i dipinti all’ingresso: «Ultimamente si sono allargate». Dal grande affresco a destra, è stato asportato un rettangolo abbastanza grande. Lo hanno portato via anni fa, probabilmente per un restauro: da allora non è più tornato», continua la donna. Non è l’unico pezzo sparito: in una delle stanzette del poeta manca da tempo un grande camino.  CI MOSTRANO una fotografia di com’era: al suo posto, ora, c’è solo l’intonaco. «Anche questo pezzo è stato portato via anni fa, e da allora non se n’è più saputo nulla: perché?». Nella stessa sala ci sono tracce di umidità sul soffitto: «Le grondaie si sono intasate di foglie e l’acqua è colata». Macchie gialle si estendono fino a lambire gli affreschi. Mentre quando piove si allaga tutto: «Qua non c’è un sistema di fognature, ma pozzetti non tirano. Spesso davanti alla villa si forma una grande piscina, con l’acqua che raggiunge una ventina di centimetri nelle cantine».  E POI sono spariti i ritratti del poeta e della madre Daria Malaguzzi. Prima erano in una delle stanzette, poi sono stati portati via: «L’hanno fatto i Musei Civici, senza dirci nulla: quel giorno avevo pensato anche a un furto. Perché non riportarli qui?». Il monumento è aperto dalle 9 alle 12 da lunedì al sabato, a ingresso gratuito, salvo particolari iniziative: alla domenica è chiuso. «Eppure molte famiglie vorrebbero visitarlo: durante la settimana non riescono». Non ci sono neppure depliant o guide per un turista, se non le fotocopie di un foglio che fa la volontaria: «A mie spese».