Ecco com’era Reggio Emilia al tempo dei romani

Da maggio ai Musei Civici la ricostruzione in 3D realizzata dai ricercatori della Duke University

Una ricostruzione virtuale di Reggio Emilia al tempo dei romani

Una ricostruzione virtuale di Reggio Emilia al tempo dei romani

Reggio Emilia, 23 febbraio 2015 - REGIUM@Lepidi-Project2200. Reggio Emilia intorno al 187-185 a.C. come fino ad ora abbiamo solo potuto immaginare. Partiranno tra pochi giorni i lavori ai Civici Musei per l’istallazione del progetto, unico al mondo, che permetterà di vedere, attraverso una tecnologia sofware molto avanzata, la ricostruzione digitale in 3D della Reggio romana, partendo dai dati archeologici, museali e storici esistenti (FOTO)

Il 29 e 30 maggio, in occasione di un convegno sulla Reggio Romana, la parte del museo dedicata ora all’esposizione di monete antiche, verrà riallestista con un tavolo che metterà a confronto la Reggio romana e quella di oggi, affiancato da un casco a immersione totale di ultimissima generazione che permetterà, indossandolo, una navigazione virtuale nella Reggio di 2000 anni fa. Completerà il tutto un software Z-Space che permetterà con una bacchetta e occhiali 3D di prendere virtualmente gli oggetti catalogati e digitalizzati di meglio osservarli.

Il progetto, coordinato dal professore reggiano Maurizio Forte, docente della Duke University, ha preso il via nel 2013 su iniziativa della Duke University e del Lions Club Reggio Emilia Host – Città del Tricolore e da allora, un team scientifico di altissimo livello ha operato in Italia e negli Stati Uniti, mappando tutti gli elementi romani presenti non solo al museo ma anche nella sede del Credem di via Emilia.

«Il progetto è grandioso ed è unico al mondo», commenta Federica Franceschini, responsabile di direzione di Palazzo Magnani e consigliera comunale, «perché è la primo volta che un museo utilizza una apparecchiatura di questo livello al mondo. I lavori per la collocazione nella sala del Museo partiranno i primi di marzo e saranno presentati alla città in occasione del convegno di fine maggio, dove, tra l’altro interverranno anche studiosi che ci aiuteranno a capire come le neuroscienze possano dialogare con la tecnologia e come il cervello reagisca. Ci tengo a sottolineare che questo lavoro è implementabile e che, nel tempo, qualsiasi reperto romano sarà rinvenuto nella nostra città, potrà essere aggiunto alla simulazione, come ad esempio di Park Vittoria, dove peró fino ad ora non ci sono stati risultati».