Mostre, da una selva oscura alle inquietudini notturne

Tutti gli eventi da non perdere

La mostra al Museo del Correggio

La mostra al Museo del Correggio

Reggio Emilia, 30 gennaio 2015 Quanti stimoli artistici e intellettuali la nostra nuova puntata delle mostre. Partiamo da una selva oscura e proseguiamo nelle inquietudini notturne di Stefano Grasselli, alla galleria Zannoni di Reggio. Ci chiediamo, poi, può un gatto ispirare un artista? Certo, soprattutto se il gatto in questione si chiama Spiro. Sufficientemente curiosi? Anche noi. Iniziamo il cammino nell’arte di città e provincia.

Museo il Correggio. Martedì dal 27 gennaio, Giornata della Memoria e 70° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, la mostra “La selva oscura”, curata da Margherita Fontanesi al Museo Il Correggio, rimarrà straordinariamente aperta con orario 15.30-18.30.

Un confronto tra artisti ebrei e non sul tema della Shoah attraverso la metafora del bosco e degli alberi, che proseguirà fino a domenica 15 febbraio. Opere realizzate da Alessandro Bazan, Fulvio di Piazza, Kim Dorland, Manuel Felisi, Giovanni Frangi, Fabio Giampietro, Hyena, Giorgio Linda, Raffaele Minotto, Luca Moscariello, Barbara Nahmad, Simone Pellegrini, Pierluigi Pusole, Tobia Ravà, Max Rohr, Hana Silberstein. Nell’ebraismo il bosco è legato alla memoria: si usa infatti piantare alberi, o interi boschi, per ricordare le vittime della Shoah e i “Giusti”, i non ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista. L’albero e il bosco sono metafore delle vittime dell’Olocausto ma possono assumere anche l’accezione di “selva oscura” dantesca nella quale “la diritta via era smarrita”.

Accademia Belle Arti di Bologna. Un grande successo la performance di Omar Galliani e Claudio Carboni nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, sabato 24 gennaio, per “Art City White Night”, notte bianca dell’arte promossa da “Arte Fiera”. Tantissimi i passanti, curiosi e appassionati d’arte che si sono fermati a osservare, incantati, il momento artistico davvero suggestivo. L’evento è stato realizzato nell’ambito della mostra “Croquis de voyage. I libri dei ritorni”, a cura di Eleonora Frattarolo, prima esposizione dedicata ai taccuini di viaggio di Omar Galliani, artista che ha portato “il grande disegno italiano” nel mondo. Fino a domenica 15 febbraio. All’interno dell’ex chiesa di S. Ignazio, illuminata da sole candele, Galliani ha tracciato dal vero il profilo di una modella. Il musicista Claudio Carboni, in contemporanea, ha improvvisato al sassofono.

Galleria Zannoni di Reggio. Stefano Grasselli è il protagonista della mostra “Inquietudini notturne”, che si inaugurerà sabato 31 gennaio alle 17.30, con la presentazione della gallerista Monica Baldi. Fino al 16 febbraio la personale dell’artista reggiano. Visioni inquietanti e angosce. Bestie feroci e grandi rapaci. Questi i soggetti che animano le sculture e le incisioni dell’artista. Ululati e visioni, per l’artista, sono la metafora delle paure e delle angosce che caratterizzano la vita dell’uomo.

All’avanguardia nelle tecniche artistiche, Grasselli sperimenta nuovi materiali come il paper clay dove l’argilla incontra la cellulosa e la ceramica. Grasselli è un vero e proprio maestro dell’incisione, tecnica oggi non così diffusa. Stefano Grasselli è un artista a tutto tondo, passa dalla pittura all’incisione e ultimamente si sta affermando come scultore. L’artista si è affermato nel panorama nazionale per le sue incisioni e acquaforti, usando ancora l’antica tecnica del bulino, della puntasecca e la tecnica più nuova del linoleum. In mostra le incisioni più recenti, opere in bianco e nero o a colori che raffigurano le sue tematiche predilette degli animali feroci su uno sfondo notturno. Fil rouge quindi di tutte le sue opere le inquietudini notturne.

Galleria San Francesco di Reggio. La “Casa gialla” di via Bardi inaugura sabato 31 gennaio alle 17 la mostra “SPIRO, l’ ultima melencolia?”, mostra di Glauco Pecorari a cura di Nino Squarza. La mostra sarà visitabile fino al 1 Marzo. Orari: tutti i pomeriggi 16/ 19.30, esclusi i lunedì e giovedì. Glauco Pecorari ( 1944 ) vive e lavora a Quattro Castella. Disegnatore e grafico ai Musei Civici di Reggio, poi insegnante nelle scuole comunali dell’infanzia, è pittore molto noto nell’ambiente artistico reggiano. Pecorari adotta nel 2001 un esemplare stupendo di gatto europeo che chiama Spiro, e inizia con lui, unitamente alla moglie Silvana, un cammino di vita che dura 13 anni e che influenza e totalmente assorbe la sua produzione pittorica.

Così scrive Pecorari di Spiro: “...per le sue caratteristiche comportamentali e caratteriali, è stato per me un perfetto modello da indagare e da ritrarre. Nel procedere nella mia ricerca, lui è diventato il mio alter ego”. In mostra, oltre 30 quadri che l’ artista reggiano ha dedicato all’amatissimo animale e che saranno esposti alla maniera della quadreria ottocentesca: allestimento che vuole significare e sottolineare il contenuto intimista della ricerca di Pecorari e che vuole partecipare lo spettatore di questo squarcio di vita in “comune”. Ritratti di Spiro e ritratti della moglie del pittore alternandosi ricreano tre lustri di vita familiare a riprova che, per essere grandi artisti, occorrono solo tele e pennelli e uno sguardo poetico sulla realtà circostante.

Caffe’ Le Donzelle, Reggio. “Bagno Schiuma”, staccato, nome di una stazione balneare della riviera romagnola, è il titolo della personale di Luciano Gallingani (67 anni) al Caffè Le Donzelle, in via del Vescovado. Quasi una ventina di fotografie, per l’ingegnere reggiano con la passione per l’obbiettivo fin da quando era ragazzo: “Fotografo dagli anni Settanta, da quando cioè vidi mio padre con la macchina in mano, una Leica, che poi ereditai. Ricominciai negli anni Ottanta e con l’avvento del digitale, nei Duemila”. Immagini di Cesenatico e Rimini percorrono i locali del bar, molto luminose, frutto di un chiarismo che valorizza il colore, molto acceso, che come spiega il prof. Marco Zavattini rimanda a un tono metafisico, espresso con il tocco di un gigantismo americano, che fa rassomigliare i panorami ivi descritti a megalopoli marittime della Florida o della California. Un paesaggio che sembra provenire da un’apocalisse benigna.