Sanremo 2016, Irene Fornaciari canta 'Blu'

"Mi spaventa l’individualismo. Le difficoltà si superano insieme" FOTO Dall'Emilia a Sanremo, i cantanti che hanno vinto il festival

Irene Fornaciari (Ansa)

Irene Fornaciari (Ansa)

Reggio Emilia, 8 febbraio 2016 - E' cresciuta nella musica Irene Fornaciari (24 dicembre 1983) ed è questa che la sta facendo maturare come donna e artista. La sua stanza era rivestita di pareti Soul, Blues e R&B, le sue fonti d’ispirazione sono Tina Turner, Aretha Franklin e Janis Joplin, che il pubblico potrà cogliere nelle venature del nuovo album di inediti della cantante, ‘Questo tempo’, prodotto da Diego Calvetti, in uscita venerdì 12 febbraio con all’interno la canzone ‘Blu’, in gara al 66° Festival di Sanremo. La figlia di Zucchero racconta le passioni che la animano. 11 brani che esplorano i sentimenti, dal rapporto tra gli uomini a quello con Dio.

Irene, lei canta: ‘Bisogna imparare a comunicare anche senza parlare, bisogna imparare a capire l’amore prima che sia tardi’. In che cosa si sente diversa, rispetto ad alcuni anni fa?

«Sono maturata molto. In questo disco mi sento più consapevole. Mi piacciono le sfide, le raccolgo e cerco di superare ogni paura con grande forza».

Che cosa la spaventa di più di ‘Questo tempo’?

«L’individualismo che vedo in giro. La gente che non si aiuta più come una volta. Penso che nell’unione reciproca si riescano a superare le difficoltà in modo più tenace. Io ci credo molto. ‘Questo tempo’ è una fotografia. I testi, le melodie e gli arrangiamenti sono lo specchio che mi immortala per come sono ora. Ho capito negli anni che è solo dando tutto di noi stessi nel presente che si costruisce il futuro».

Prendiamo tre canzoni dell’album, ognuna rappresentativa di uno stato. ‘È solo un attimo’, il brano sanremese ‘Blu’ e ‘Draghi nel cielo’. Ce le spiega?

«La prima sprona a non fermarsi davanti agli ostacoli, che i momenti difficili passano e che non abbiamo più niente da perdere. Blu ha un bellissimo testo di Beppe Dati che racconta il dramma che vivono i migranti. Liriche meravigliose, che spero arrivino al cuore della gente e smuovano l’umanità che è dentro di noi. Il terzo brano, inteso anche in senso ecologico, parla della necessità di farsi un esame di coscienza come singoli, per capire dove agiamo nel giusto e dove invece sbagliamo».

Vocalmente e musicalmente assistiamo a grandi cambiamenti. C’è qualcosa che si è lasciata alle spalle?

«Ho trovato sfumature della mia voce molto comunicative e l’essenzialità arriva in maniera più diretta a chi ascolta. Ho lasciato da parte i virtuosismi e gli acuti, ma in realtà sono sempre io. Non c’è niente che rinnego. Si parla di evoluzione».

Che cosa chiede a Sanremo?

«La mia unica paura è quella di non riuscire a dare giustizia alla canzone. Spero di sapere veicolare l’ansia che ci sarà, trasformandola in qualcosa di potente».

Per la serata delle cover, ha scelto ‘Se perdo anche te’...

L’ho sempre suonata con la mia band nella versione originale di Neil Diamond A solitary man. Sul palco dell’Ariston sentirete un arrangiamento che si distacca da questa e anche da quella portata al successo da Gianni Morandi. Sarà una sfida».