Già finita la ‘quasi scorta’ al sindaco Luca Vecchi

Dubbi sulla legittimità dell’utilizzo degli agenti della polizia municipale I sindacati chiedono spiegazioni, l’'accompagnamento' intanto sparisce

Il sindaco Luca Vecchi nel giorno d’esordio della scorta

Il sindaco Luca Vecchi nel giorno d’esordio della scorta

Reggio Emilia, 2 marzo 2015 – Qualcuno lo ha notato in occasione del congresso di Legacoop al centro Malaguzzi. Il sindaco Luca Vecchi è arrivato da solo, senza ‘scorta’ da parte della polizia municipale.

Era dalla riunione in prefettura del 2 febbraio, subito dopo la pubblicazione della lettera di Pasquale Brescia, che un agente della polizia municipale non lasciava mai il sindaco nei suoi spostamenti.

Tanto che una sera lo hanno atteso tre ore davanti a un noto ristorante sulla circonvallazione, per riportarlo a casa dopo cena. Ma di punto in bianco sembra che della ‘scorta’ non ci sia più bisogno. Proprio nel momento in cui, invece, viene disposta dal sindaco di Modena per la moglie Maria Sergio, dirigente all’urbanistica.

Cosa è successo? Difficile dirlo con certezza, ma ci sono alcuni fatti che è stato possibile rimettere in fila. Il 15 febbraio il Sulpl (sindacato unitario lavoratori di polizia locale) reggiano dirama una nota in cui chiede pubblicamente chiarimenti sul servizio di ‘scorta’ al primo cittadino, attività che non compete alla polizia municipale, per giunta non armata.

Dal Municipio e dal comandante dei vigili non arrivano risposte; è il prefetto Raffaele Ruberto a convocare i rappresentanti del Sulpl per giovedì 18 febbraio alla presenza del questore Isabella Fusiello.

Le spiegazioni lasciano senza parole i rappresentanti sindacali.

La ‘scorta’ della polizia municipale non è stata disposta dal prefetto: nell’ambito del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica è stata decisa una «vigilanza specifica», che consiste nel periodico passaggio di auto della polizia di Stato e dei carabinieri sotto l’abitazione di Vecchi e davanti alla scuola del figlio in entrata e uscita. Nessuna scorta.

Anche perché non è compito del prefetto autorizzarla: sarebbe necessario far intervenire il ministero e, in particolare, l’Ucis (ufficio centrale scorte). Ma le presunte minacce contenute nella lettera di Pasquale Brescia, evidentemente non preoccupano così tanto da attivare l’Ufficio centrale.

Anzi. Le sue parole sarebbero viste come uno sfogo di una persona che per lungo tempo ha frequentato i salotti buoni della città e da più di un anno si trova in carcere accusato di associazione mafiosa. Ma non spetta alla prefettura entrare nel merito della questione: sulla vicenda è stata aperta un’indagine dalla magistratura.

Fatto sta che il sindaco avrebbe il diritto di disporre di un’auto (non di servizio) con autista (che non può essere un agente di polizia municipale), indipendentemente dalle minacce. E probabilmente basandosi su questo, il sindaco avrebbe disposto per sé l’«accompagnamento», anche se da parte di un vigile e spesso con l’auto di servizio.

Chiarita la situazione con la prefettura, quello stesso giorno, i rappresentanti del Sulpl decidono di chiedere un incontro al sindaco Luca Vecchi, perché a questo punto le spiegazioni dovevano arrivare da lui. Ma il primo cittadino non c’è, così chiedono alla segretaria un appuntamento spiegando del colloquio appena avuto in prefettura.

La richiesta di incontro per il momento è caduta nel vuoto, ma un risultato sarebbe stato ottenuto: dal giorno successivo, infatti, non ci sarebbe più traccia della ‘scorta’ a Vecchi. E questo nonostante proprio dal 19 febbraio sia stata disposta la ‘scorta’ per la consorte Maria Sergio, da parte della polizia municipale di Modena.