Succiso, paese salvato dagli abitanti cooperatori

L’esperimento sull’Appennino reggiano. Tutto iniziò nel 91 VIDEO L'intervista a Torri

Succiso (Reggio Emilia), Dario e Oreste Torri

Succiso (Reggio Emilia), Dario e Oreste Torri

Succiso (Reggio Emilia), 4 agosto 2014 - Per salvare il paese, lo hanno messo a cooperativa. Dario Torri oggi guida da presidente la ‘Valle dei Cavalieri’, nome poetico che affonda nella storia delle terre canossiane ma racconta soprattutto una scommessa di nove amici al bar. Succiso, sulle montagne di Reggio Emilia anzi sull’Alpe, porta del parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, 65 abitanti d’inverno, 500 d’estate, negli anni 50 ci vivevano mille persone con 4000 pecore. Nel 91 si sono inventati una ‘cooperativa di comunità’ bipartisan, associata sia a Legacoop che a Confcooperative. Veramente la definizione è arrivata un bel po’ di anni dopo, il copyright è del ministro Giuliano Poletti, la storia era già partita da un bel pezzo. Così originale da stuzzicare anche i giapponesi. L’anno scorso sono arrivati quassù a quota mille due professori di Osaka per studiare questo modello speciale.

Il vicepresidente Giovanni Oreste, Torri (video) anche lui, gusta una polpetta di ricotta — della casa — e riassume la storia così: «Dario fa il geometra, era presidente della Pro loco, è sempre vissuto qui. Io sono consulente assicurativo, lavoro a Reggio ma a Succiso ho la residenza. Ci siamo messi insieme, con altri amici abbiamo fondato la cooperativa. Eravamo in nove, tutti volontari, insomma ciascuno di noi aveva il suo mestiere. Oggi siamo 33. Abbiamo cominciato aprendo il bar, poi è arrivato il mini-market. Nel 94 il ristorante, quattro anni dopo è cominciata la produzione di pecorino, 60 quintali all’anno. Nel 2003 l’agriturismo è diventato anche albergo. Il bar è aperto tutti i giorni, vacanze a parte fanno fatica a trovarsi in quattro e quei quattro prendono un bicchiere di spuma. Ma va bene così. In negozio sono pochi euro di spesa alla volta però è un servizio sociale. Deve restare. Per sopravvivere dopo la stagione ci siamo inventati neve e natura, gli studenti arrivano qui d’inverno per scoprire le meraviglie sconosciute del nostro Appennino. L’ultima scommessa? Un piccolo centro benessere con bagno turco e idromassaggio».

L’ideale, è certo, per il turista di ritorno dalle scalate in mountain bike, ecco là le bici da dare a noleggio, in un’altra sala le ciaspole. I dipendenti sono sette, il fatturato di 700mila euro, l’investimento di 1,4 milioni. Una soluzione così originale sarà stata sicuramente premiata da contributi a fondo perduto... Giovanni Oreste perde il sorriso sotto i baffetti: «Ma se ci hanno tolto dall’oggi al domani 110mila euro per un cavillo — è nero —. Era un investimento di 330mila euro sulla stalla, impianto fotovoltaico. Un disastro... È finito tutto sulle nostre spalle, con un mutuo».

Un ragazzino si alza da tavola, attraversa il piazzale e riempie d’acqua la brocca alla fontana poi torna a sedersi al ristorante con i genitori. Arriva un turista con una borsina di funghi, s’avvicina al Torri presidente: «Secondo lei questo è un porcino?». No. Un piccino corre nella stanza del centro parco, nelle sale dell’agriturismo un tempo c’erano piazza e scuola. Revaz ha 3 anni, è l’unico bimbo di Succiso. Figlio di Joan Dobrica, il pastore-casaro rumeno. Non si trovavano italiani per quel mestiere, Giovanni come lo chiamano qui ha detto: fa per me. E ha messo su famiglia con Piera, ragazza del suo Paese, che ora serve ai tavoli del ristorante e quando c’è bisogno dà una mano in negozio.

Qui ciascuno fa due tre mestieri, «come l’Alvaro, che al bisogno è pizzaiolo e autista di scuolabus». Perché la Valle dei Cavalieri si occupa anche di questo, e non solo. Garantisce il trasporto delle medicine, visto che la farmacia più vicina è a venti chilometri. Veramente Torri il presidente fa anche di più, misura la pressione e fa iniezioni, merito della pratica nel soccorso alpino. Il dottore a Succiso arriva una volta a settimana, per le emergenze qui si va via in elicottero. Il prete deve pensare a 19 chiese delle frazioni. E domani?

«La politica ci deve aiutare — arringa il geometra —. Vorremmo dare altri servizi. Esempio: perché una cooperativa come la nostra non può avere le macchinette per i bollettini postali? Le dànno a un privato, a noi no. Assurdo. Invece questo è il futuro. Se vogliamo mantenere vivi i piccoli centri, cosa che aiuta anche l’ambiente ed evita frane disastrose, dobbiamo pensare sempre più a cooperative di comunità. Modello emporio del Far West? Sì, ecco, una cosa così. Entri e fai di tutto, dalla raccomandata alla spesa. Se penso alla crisi di tante coop... Questa può essere una risposta».