Morte di Sylvester, chiuse le indagini Tre accusati di omicidio colposo

La tragedia alla fermata dell'autobus

Sylvester Agyemang

Sylvester Agyemang

Reggio Emilia, 4 febbraio 2016 - ERA la mattina del 13 gennaio 2014. Sirene spiegate lungo viale Piave, cordoni bianchi e rossi, a delimitare una tragedia che ancora non trova risposte. Scendendo dall’autobus mentre andava a scuola, moriva il 14enne Sylvester Agyemang.

E, dopo più di due anni, nelle scorse ore la procura ha chiuso le indagini preliminari su tre indagati accusati di omicidio colposo, in concorso: l’autista, il responsabile dell’officina e l’amministratore delegato di Seta dell’epoca.

Morì alla fermata, lo studente, cadendo dal Jumbo bus numero 2 proveniente da Rubiera delle 7.11, davanti agli occhi stravolti dei compagni.

Sul posto inizialmente arrivarono gli uomini della questura, poi la polizia municipale. Dopo qualche ora, però, l’autobus a cui vennero messi i sigilli fu quello delle 7.01; quello sbagliato. E il relativo autista venne iscritto sul registro degli indagati. L’altro mezzo continuò a circolare regolarmente per due mesi, finché l’avvocato Alessandro Nizzoli — che difendeva il conducente indagato per primo — si rese conto della sostituzione di mezzi, semplicemente guardando le carte. Così, a marzo del 2014, arrivarono i il sequestro dell’altro mezzo e l’iscrizione sul registro degli indagati del secondo autista (accusato di omicidio colposo). Al primo venne restituita la patente e fu poi scagionato. Le indagini in quell’occasione furono tolte dalle mani della polizia municipale e affidate ai carabinieri. Sul madornale errore venne aperto dalla procura un fascicolo per favoreggiamento.

Ma in due anni non si è arrivati a niente. L’inchiesta è ancora a carico di ignoti e, probabilmente, andrà verso l’archiviazione.

Accusati di omicidio colposo, invece, l’autista di Seta di 31 anni (difeso dagli avvocati Nicola Tria e Alessandro Sivelli), l’allora amministratore delegato di Seta e il responsabile dell’officina (difesi dagli avvocati Gianni Zambelli e Marco Malavolta).

La famiglia Agyemang – che in una causa civile ha già chiesto 1,4 milioni di euro come risarcimento danni – è parte offesa nel procedimento penale (tutelata dall’avvocato Andrea Pellegrini).

Nel mesi scorsi un responso pesante era arrivato dal perito del gup. Si poteva vedere dallo specchietto retrovisore il ragazzino di 14 anni mentre scendeva dal mezzo; l’autista poteva vederlo mentre lo zainetto si impigliava nel corrimano e mentre il jumbo ripartiva, facendolo cadere e morire: così ha detto l’ingegner Stefano Battistini, dipendente del Ministero dei Trasporti, che ha stilato la perizia. Il pm parla di «notevole carenza da parte dell’autista». Ora ci saranno venti giorni di tempo per gli indagati per poter chiedere di essere ascoltati. Poi arriveranno le richieste di rinvio a giudizio.