Terremoto, quattro amici nell’inferno del Nepal

Sono là per trekking e beneficenza: «Che paura, abbiamo visto crollare tutto»

James Garimberti (col giaccone rosso) in una delle sue spedizioni

James Garimberti (col giaccone rosso) in una delle sue spedizioni

Reggio Emilia, 27 aprile 2015 - «Noi stiamo bene, ma qui è davvero un disastro» sono le prime parole al telefono di James Garimberti che, assieme agli amici reggiani Massimo Chiossi, pensionato, Marco Boni, titolare di un negozio in città e il medico di base Fulvio Fontanesi, si trova in Nepal, dove si è verificato il disastroso terremoto.

Le comunicazioni sono difficili, proviamo una prima volta al telefono, ma la comunicazione dopo briciole di secondi si interrompe. Proviamo con i messaggi, ma è inutile. Poi, verso le 17.30 di ieri, James richiama con il telefono dell’hotel dove sono alloggiati. «Siamo qua in Nepal da 15 giorni – racconta il pensionato, unico residente a Bibbiano, gli altri sono di Reggio – abbiamo finito il trekking, che ci ha portato anche nel villaggio dove abbiamo consegnato materiale scolastico ai bambini che ci siamo portati dall’Italia: matite, penne, carta per disegnare».

La voce va e viene, m in qualche modo si riesce a comunicare. «Siamo scesi dalla montagna venerdì, e sabato è arrivato il terribile terremoto. Eravamo in giro per Kathmandu quando è arrivata la prima scossa. E’ stato davvero terribile, abbiamo visto crollare tutto. La paura è stata tantissima. Ora siamo rinchiusi in albergo, uno dei posti più sicuri della città. Ci hanno consigliato di rimanere qui perché continuano le scosse di assestamento, e sono pure piuttosto forti. Anche oggi (ieri per chi legge, ndr) è arriva una scossa del 7° grado, erano le 13 (locali) quando la terra ha ballato di nuovo».

I quattro reggiani stanno vivendo momenti di paura, perché, ha ribadito James Garimberti, le scosse sono state tante e di grado elevato.

E la città praticamente è divisa in due. «In una parte è crollato tutto – spiega James – nell’altra vi sono molte strutture che hanno retto. Purtroppo i morti sono tanti, qui parlano di oltre 2000, ma il bilancio è ancora provvisorio».

I quattro reggiani rientreranno, sempre se le condizioni dell’aeroporto locale lo consentiranno, mercoledì all’aeroporto di Malpensa. «Ora hanno riaperto l’aeroporto - spiega - ma nei prossimi giorni non si sa come andrà», poi James ci saluta, la comunicazione si fa difficile e infine si esaurisce.

Non è la prima volta che i quattro sono volati in Nepal per affrontare le montagne e aiutare i bambini, regalando loro sempre della cancelleria.