Colta da trombosi dopo l'intervento, la Regione risarcisce

La famiglia riceve 120mila euro: l’ospedale gira i soldi versati dall’Ente

Foto d’archivio

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Reggio Emilia, 23 maggio 2015 - Un’anziana paziente del Santa Maria Nuova fu colta da una trombosi mentre era ricoverata in corsia nel 2011 dopo un intervento operatorio.

Ipotizzando una colpa assistenziale per un presunto ritardo diagnostico che avrebbe aggravato sensibilmente la preesistente invalidità della donna, la famiglia un paio di anni dopo chiese un risarcimento all’arcispedale che ieri è stato versato al Santa Maria dalla Regione nella misura di 120mila euro più 3.642 euro di spese legali.

Si tratta dei primi rimborsi assicurativi che l’Ente versa alle aziende sanitarie (il Santa Maria e il Sant’Orsola per altri due casi), da «girare» alle parti lese, dopo l’entrata in vigore sperimentale di un nuovo meccanismo di assicurazione diretta. I familiari avevano chiesto 500mila euro.

La sperimentazione su base quadriennale, cui a Reggio ha aderito l’arcispedale mentre l’Asl continua a servirsi di compagnie assicurative, è una decisione adottata dopo il fallimento della compagnia assicurativa Faro che avrebbe lasciato sospesi in tutta Italia circa quarantamila sinistri sanitari.

All’arcispedale le vertenze rimaste in sospeso furono 180 tra cui quella appena rimborsata, come informa Marina Ferrari, direttrice del servizio affari istituzionali dell’ospedale che segue le vertenze assieme a Giorgio Gualandri della Medicina legale.

L’assicurazione diretta, prevista dalla legge regionale 13 del 2012, stabilisce che tutti i sinistri fino a centomila euro (dall’anno scorso passati a 250mila) siano a carico delle singole aziende, fino a un milione a carico invece della Regione. Al Santa Maria le vertenze sono una settantina all’anno e riguardano qualsiasi sinistro in area ospedaliera, con in testa (circa il 90%) le colpe assistenziali.