Sanità, ecco che cosa cambia: «Entro 6 mesi il piano per fondere Usl e ospedale»

Antonella Messori si è insediata ieri al vertice del Santa Maria succedendo a Ivan Trenti

Antonella Messori

Antonella Messori

Reggio Emilia, 3 marzo 2015 - Dalla responsabilità degli ospedali della provincia alla direzione generale del Santa Maria Nuova: Antonella Messori, pediatra correggese laureata a Modena, si è insediata ieri al vertice dell’arcispedale succedendo a Ivan Trenti. La continuità è assicurata, quanto meno a livello di esperienza. La nuova dg sa benissimo cosa la Regione si attende da lei, a partire dal taglio delle liste di attesa e dall’unificazione delle due aziende sanitarie, Usl e Santa Maria.  Su questi temi è pertanto intenzionata a partire di gran carriera sfruttando anche la conoscenza della sanità reggiana acquisita negli anni.  «SONO salita su di un treno ad alta velocità già in corsa – afferma – e non ho alcuna intenzione di rallentare».  Ieri mattina, appena messo piede in ospedale, Antonella Messori ha fatto un rapido giro per reparti e servizi: «Era doveroso – spiega – soprattutto per dare un segnale di presenza agli operatori».

DOTTORESSA MESSORI, la domanda di rito. Quali priorità nei primi 100 giorni di mandato?

«Dobbiamo proseguire da subito il lavoro in corso. Il 24 marzo c’è un appuntamento molto importante: la site visit per la verifica periodica della conformità come Istituto di ricerca Irrcs. È essenziale la ricerca integrata con l’assistenza. Altrettanto importante è la collaborazione con la nostra università. Occorre vigilare sull’andamento dei lavori del Centro oncoematologico Core che mi dicono essere nei tempi, per cui a dicembre ci sarà il taglio del nastro».

Ma non è tutto.

«No. Contemporaneamente seguirò il progetto MiRe (maternità e infanzia), il cui preliminare ha ottenuto l’ok regionale da una settimana. Mi metterò immediatamente al lavoro, con un impegno sinergico con l’Usl, per superare duplicazioni: lo esige la Regione. La sanità reggiana parte privilegiata nel processo di integrazione tra Usl e arcispedale. Su questo binario serve entro sei mesi un piano per l’integrazione strutturata di servizi amministrativi e di supporto (tecnico, informatico, del personale... ). Occorre però operare con garanzia di integrità e sicurezza. Sempre in necessaria sintonia con l’Unità sanitaria, si lavorerà rapidamente per contrarre i tempi di attesa di visite, esami, prestazioni in ricovero ospedaliero. E’ già attivo un gruppo di lavoro interaziendale».

Quando prevede che Usl e Santa Maria potranno essere un’azienda unica?

«Non sono in grado di fare previsioni poiché sarà necessario concordare, definire, confrontare con enti locali e Conferenza sanitaria territoriale».

Accadrà comunque entro il suo mandato quinquennale?

«Nel quinquennio ritengo che potrebbero verificarsi le condizioni per l’unificazione».

Ha idee nuove per agire ulteriormente sui tempi d’attesa?

«Insistere sui day service, ma anche prendere in carico il paziente per gli approfondimenti necessari. Occorre la prenotazione diretta di visite ed interventi da parte degli specialisti dopo la prima visita. Non si tratta però soltanto di aumentare i volumi dell’offerta, ma di intervenire sull’appropriatezza delle prescrizioni con coinvolgimento di professionisti e cittadini. Sulle liste, comunque, la realtà reggiana è migliore di tante altre».

Quali saranno i prossimi passi sulla strada dell’unificazione?

«Bisogna coordinare i servizi sanitari partendo dai dipartimenti interaziendali esistenti (emergenza-urgenza, diagnostica per immagini e medicina laboratoristica, farmaceutica) e dall’attuale condivisione di programmi come quello materno-infantile, lo screening mammografico, quello del colon-retto. Serve un riordino della rete degli ospedali peraltro efficiente da anni, per esempio ai livelli cardiologico e neurologico. Occorre decentrare attività dal Santa Maria, concentrando invece all’arcispedale patologie urgenti e complesse. Dico no al tutto dappertutto. Serve anche un riordino dei punti nascita. Quello di Castelnovo Monti, ad esempio, è espressione di una forte collaborazione tra le due aziende che stanno cercando di garantire le migliori condizioni quanto a competenze cliniche, ma al Sant’Anna sono meno di 500 i parti annuali».

Si andrà al superamento di quel punto nascita?

«Nulla verrà fatto senza il coinvolgimento di cittadini ed enti locali, ma la competenza clinica è determinata dai volumi di attività. Qualità e sicurezza innanzitutto».

In provincia c’è qualche ospedale a rischio chiusura?

«No. A Reggio non è all’ordine del giorno alcuna chiusura di ospedali».