{{IMG_SX}}Reggio Emilia, 10 luglio 2007 - E’ stato un sit-in di protesta, ma con bibite, rinfreschi e i bambini che giocavano sul prato, quello di ieri pomeriggio alla scuola materna 'Mirò' di via Cecati. Genitori e insegnanti si sono riuniti, a partire dalle 15, nel giardino dell’asilo, per impedire che l’ufficiale giudiziario facesse il suo lavoro, sequestrando la struttura che, di proprietà delle Suore del Buon Pastore, sorge su un’area destinata all’edificazione di villette di lusso.

 

Alla manifestazione è intervenuta anche Iuna Sassi, assessore all’Istruzione del Comune, che ha portato l’appoggio dell’amministrazione alla causa delle famiglie dei 110 dieci bambini che, da un giorno all’altro, rischiano di non avere più una scuola da frequentare. Di fronte a insegnanti e genitori, l’assessore ha assicurato che "il Comune farà di tutto per mediare tra i proprietari (l’istituto religioso, ndr) e la cooperativa La Sila che gestisce la scuola". Un impegno già preso ieri in mattinata dal sindaco Graziano Delrio, nel corso di un incontro a cui hanno partecipato il vescovo di Reggio, Adriano Caprioli, rappresentanti del comitato dei genitori che si oppone alla chiusura temporanea e della cooperativa La Sila. Al 'tavolo di trattative', con grande sorpresa delle mamme e dei papà intervenuti, non si sono presentate le suore del Buon Pastore, proprietarie dei locali della scuola materna che rischia lo sfratto.

 

Nei giorni scorsi l’amministrazione aveva già assicurato alla cooperativa che gestisce il Mirò, la concessione di una nuova struttura che sorgerà entro un anno in via Settembrini. Ora il Comune sposa la causa in pieno, proponendosi come mediatore nella battaglia della scuola per rimanere nei locali di via Cecati, finché la nuova sede non sarà ultimata e funzionante.

 

"Siamo più tranquilli, adesso che sia il sindaco sia l’assessore ci hanno garantito il loro appoggio", dice Andrea Spallanzani, 34 anni, uno dei genitori del comitato che ha organizzato il sit-in, con due figli di 3 e 5 anni che frequentano la scuola e lui stesso ex allievo del Mirò. "In questa scuola il lavoro di insegnanti e operatori è di grande qualità: va difeso, e noi siamo qui per questo", dichiara Michela Munno, 36enne, a cui il figlio di sette anni ha chiesto di frequentare la scuola materna anche durante l’estate perché "adora le insegnanti". Tiziana Bolognini è venuta per la sua nipotina, che "è in vacanza con i genitori e non poteva esser qui oggi. Non vorrei che al ritorno — spiega la zia preoccupata — dovesse cambiare completamente ambiente e compagni di gioco, lasciando educatori che svolgono al meglio il loro ruolo di punto di riferimento nella crescita dei bambini".

 

Una delle educatrici, Ilaria Barbieri, 27 anni, si chiede come "sarebbe possibile distribuire i 110 allievi della scuola negli asili comunali, che sono tutti pieni. Senza tralasciare il fatto che — prosegue l’insegnante — oltre ai bambini, a casa, rimarrebbero anche i venti dipendenti della cooperativa". Dopo il duplice impegno da parte comunale, e la delusione del tavolo delle trattative disertato dalle suore, il presidente della cooperativa La Sila, Maria Paola Azzari, confida "nella ragionevolezza di tutte le parti in causa per il bene comune delle famiglie e della comunità". L’impossibilità di stabilire un dialogo con l’ordine religioso che detiene la proprietà dell’area è l’aspetto che più sorprende le persone coinvolte nella vicenda. "Tra noi e le suore c’è sempre stata grande collaborazione — dice Ivana Gaetano, 36 anni, una delle insegnanti — tanto che i figli delle ragazze madri ospitate nell’istituto religioso, da sempre frequentano la nostra scuola".

 

La materna Mirò che rischia di chiudere, almeno fino a quando non sarà pronta la nuova struttura, è considerata dai genitori dei bimbi che la frequentano un esempio di quella qualità dell’istruzione infantile di cui l’Emilia va fiera. "Io ho tre figli e avrei avuto il punteggio necessario per iscriverli all’asilo comunale — racconta Roberta Colombo, 40 anni — ma ho deciso di mandarli qui perché conosco la qualità del servizio. E’ folle pensare di interromperlo".