Reggio Emilia, 16 marzo 2010. Tolto il campo base da Monte Orsaro, dopo nove giorni di fitte ricerche dello sciatore-alpinista Juri Govi, proseguirà per tutta la settimana l’operazione di ricerca via terra con diverse squadre coordinate dai carabinieri di Villa Minozzo.

Verrà seguito giorno dopo giorno l’abbassamento del livello della neve favorito dall’aumento della temperatura. I genitori, le sorelle e la fidanzata restano attaccati ad un filo di speranza. Il padre, Giuseppe Govi, trova la forza per raccontarci il suo dramma. .

Come sta andando lassù?

«La sofferenza ti paralizza, però cerchi di andare avanti con tutte le tue forze, sorretto dalla speranza. Guai se non ci fosse quella. Certo, più passano i giorni e più le speranze si affievoliscono. Io credo moltissimo negli uomini che hanno lavorato giorno e notte, però al pari di loro metto nostro Signore. Qui ci vuole anche la mano di Dio per venirne fuori e io ci credo».

Quali insidie riserva il Cusna che, con la scomparsa di suo figlio Juri, si rivela inespugnabile?

«Non saprei proprio, è un mistero. Non conosco i particolari di questo monte. Non sono mai stato troppo amante della montagna. Juri sì. Era anche iscritto al Cai, andava in giro con i gruppi, scalava la Pietra di Bismantova e i nostri monti li conosceva molto bene».

Si stava preparando per una spedizione in Himalaya?

«E’ una cosa che ho appreso ultimamente. Non manifestava mai le sue intenzioni e non parlava dei programmi che faceva con amici su quella che era la sua grande passione per la montagna. Era piuttosto riservato».

Come ha vissuto i momenti delle ricerche?

«E’ stata un’angoscia continua. All’inizio delle ricerche non riuscivo a stare lontano dal rifugio di Monte Orsaro, però negli ultimi 3-4 giorni non ce l’ho più fatta. Andavo su, ma poi dopo un po’, preso dall’ansia, dovevo tornare via».

Quando si è recato l’ultima volta a Monte Orsaro?

«Domenica scorsa. Ho accompagnato la ragazza di Juri, però non mi sono fermato al rifugio, dovevo muovermi. Sono andato a Peschiera e mi sono messo a camminare in un bosco. Chissà perché m’illudevo d’incontrare lì mio figlio. C’era molta neve, si sprofondava e allora sono tornato indietro».

Dove ha tratto conforto in queste giornate di dolorosa attesa?

«Da tutti, oltre che dalla fede. Dai ricercatori e da tutte le persone che ci sono state vicine a cominciare dal sindaco Luigi Fiocchi, una persona meravigliosa che ha pianto con me, l’amico Paolo Bargiacchi e quelli del Soccorso Alpino tra cui Nicola Campani e il responsabile Stefano Rossi che anche ieri è venuto a trovarci a casa per incoraggiarci e informarci su come stanno andando le cose».

Vale a dire?

«Mi ha detto che le ricerche continueranno con una nuova metodologia che fondamentalmente terrà conto dell’abbassamento del livello della neve. Si muoveranno più squadre in zone diverse anche con i cani, coordinate dai carabinieri che ogni giorno faranno il punto sulla situazione tenendoci informati».

Nonostante i giorni trascorsi, resiste la speranza dentro di lei?

«Un filo c’è ancora in tutti noi. Non si vivrebbe senza quella. Ci sono stati dei precedenti con
persone trovate ancora in vita dopo diversi giorni. Non può essere così anche per Juri? Sì, lo so che ci vuole un miracolo, ma io nei miracoli ci credo. Non da adesso, ci ho sempre creduto, ne sono convintissimo. Anzi, anch’io credo di essere stato miracolato quando ho avuto seri problemi di salute».

Quindi oltre alla speranza le è di aiuto la fede...

«Assolutamente sì. Ho sempre trovato sostegno nella fede, ci crediamo tutti. Credo nell’amore di Dio e se lui vuole, con l’aiuto degli uomini, può esserci anche il miracolo. Io, per devozione, sono andato già due volte in pellegrinaggio alla madonna di Medjugorie. Speriamo che da là ci ascolti».

Dove altro trova conforto nella nostra montagna?

«Alla Pietra. Sono amico del custode dell’eremo della Madonna di Bismantova, don Edo, una persona di una sensibilità eccezionale che mi aiuta a pregare. Quasi tutti i giorni mi reco alla Pietra e se non vado ci sentiamo per telefono. Le sue parole e le preghiere sono per me un grande sostegno».

Per tutta la settimana continueranno le ricerche: cosa si aspetta?

«Notizie di Juri. Quello che Dio vuole. Io non andrò a Monte Orsaro, ci sono le squadre che lavorano, mi fido di loro. Si stanno impegnando tutti quelli che conoscono la montagna e non so come ringraziarli. In questi giorni gli uomini del soccorso alpino, vigili del fuoco, carabinieri, guardie forestali, tutti si sono prodigati in modo straordinario. Li ho visti tornare dal Cusna con barba e baffi ghiacciati. Hanno rischiato per nostro figlio. Sono veramente degli eroi».