Reggio Emilia, 2 aprile 2010. Oggi, al massimo domani, dovrebbe avvenire l’incontro tra Rodolfo Moretti e la figlia Ylenia, nel carcere di Modena dove la 19enne è rinchiusa da quasi due settimane.

Il padre è vittima di un tentato omicidio, la figlia – dice l’accusa – avrebbe commissionato il delitto per due volte, a due persone differenti.

Nonostante ciò, papà Rodolfo ha dichiarato di essere disposto a perdonarla, anche di riprenderla subito a casa.

E dopo giorni di altissima tensione, proprio l’avvicinamento dell’incontro con la figlia sembra aver rasserenato l’autista 42enne di Luzzara.

Lo hanno compreso anche i colleghi di lavoro, alla Mulini San Giorgio. «Oggi (ieri, ndr.) ha chiesto l’intero pomeriggio libero – dicono dall’azienda luzzarese – per poter incontrare l’avvocato della figlia ed avere un pre-colloquio prima dell’incontro vero e proprio con Ylenia. Negli ultimi tempi lo abbiamo visto stanco, stressato, molto provato da questa esperienza decisamente insolita».

Rodolfo ha sempre detto di non credere alle accuse contro la figlia. Al papà di Ylenia è stato chiesto se aveva bisogno di ferie, di permessi. «Ma lui – aggiungono dall’azienda – ha sempre detto che di permessi e di ferie, al momento, non ne ha bisogno».

Intanto, emergono nuovi particolari sull’interrogatorio di garanzia di Mauro Fornacciari, il 47enne luzzarese arrestato sabato sempre per l’inchiesta luzzarese.

Nel colloquio col giudice, avvenuto l’altra mattina in tribunale a Reggio, Fornacciari ha rievocato il momento in cui avrebbe dato consigli, ad Ylenia & C., su come fare ad uccidere una persona con un’arma da fuoco.

E ha mimato con molta attenzione il movimento del cacciatore che segue la preda, prende la mira e poi spara. Con tanto di «pum…», a scandire il colpo dell’arma puntata sulla immaginaria vittima.

Al giudice ha poi detto di voler un gran bene a Rodolfo, ma che non poteva dire di no alla richiesta di aiuto di Ylenia «che piangeva implorante per convincermi».

Fornacciari ha incontrato pure lo straniero incaricato da Ylenia di fare da killer. «Quell’uomo – ha aggiunto Fornacciari in tribunale – aveva detto di avere già una sua pistola».

Ma Mauro non era rimasto convinto, ricordando come il nordafricano tremasse: «Conosco il tipo di persone capaci di uccidere. Avevo capito che lui non lo avrebbe mai fatto».