Reggio Emilia, 13 maggio 2010. Glenda Bucci, 28 anni, è morta nella notte tra martedì e mercoledì in un incidente stradale. E’ possibile che la giovane sia rimasta per alcune ore senza soccorso dopo essere uscita di strada con la propria auto a Rubiera.Glenda era al volante di una Renault Modus che si è schiantata contro il muro di un ponticello in via Zimella, a circa un chilometro dall’abitazione che divideva col fidanzato a Pratofontana.

Al momento dello schianto sul posto c’era una fitta nebbia. Colpo di sonno o malore le cause più probabili. La ragazza aveva trascorso la serata con le amiche e alle 3,30 le aveva salutate. Stava tornando a casa, quando ha perso il controllo della vettura.

Nella notte il fidanzato, Francesco Ottani, non vedendola rincasare, ha provato più volte a chiamarla sul telefonino, senza ottenere risposta. Ha quindi deciso di mettersi a sua volta al volante per andare a cercarla. Ieri, intorno alle 6,30, l’uomo ha scoperto la Renault della ragazza fuori strada, ha cercato di soccorrerla, ma non c’era più nulla da fare. L’ipotesi è che sia rimasta agonizzante a lungo. Sul posto sono arrivati anche i genitori della ragazza, ovviamente in preda alla disperazione.

Nel punto dove ha perso la vita Glenda, rimangono solo i segni lasciati dai soccorritori. Nessuna frenata, nessun danno apparente.

L’auto è uscita di strada dopo una semicurva su via Zinella, strada di campagna poco illuminata, all’altezza del civico 31. La stava percorrendo in direzione Bagno, quando ha perso è finita nel fossato a sinistra del senso di marcia e si è fermata contro un muretto di recinzione.

I soccorritori hanno trovato l’auto con i fari spenti. Un fatto perlomeno strano, perché l’ora dell’incidente la si colloca verso le 4 del mattino. La velocità non era eccessiva: questo è dimostrato dalle buone condizioni dell’auto dopo l’impatto. Nessuno ha sentito il rumore provocato dallo schianto.

I residenti sulla strada non hanno sentito nulla. Un testimone, che vuol restare anonimo, dice di essere uscito da casa verso le 6 e di aver visto l’auto. Le luci spente del mezzo gli hanno fatto pensare «che fosse qualcuno uscito di strada, magari un ubriaco, che aveva abbandonato l’auto riservandosi di recuperarla. Al ritorno, ho visto il grande assembramento di mezzi e ho capito che si trattava di qualcosa di diverso.

Ora vivo con il cruccio di non aver pensato a lanciare l’allarme. Mi hanno detto che la ragazza potrebbe essere morta sul colpo e questo, in un certo senso, dà sollievo alla mia coscienza. Non è la prima volta che su questa strada succedono incidenti gravi. Due anni fa nel mio cortile era piombata una ruota scardinata da un’auto. Era giorno e sono ancora terrorizzato dal pensiero di cosa sarebbe successo se uno dei miei figli fosse stato in cortile a giocare...».

«Questa è una vera autostrada. Abbiamo chiesto i dossi ma dicono di non poterli mettere – riferisce una vicina – perché è corsia di favore per le ambulanze, ma qui la gente va a velocità spaventosa e la strada è pericolosa. Il Comune di Reggio dovrebbe fare qualcosa, magari piazzare un tutor che avvisa del pericolo o anche fare controlli mirati».