Reggio Emilia, 29 luglio 2010. Il mandato di arresto lo hanno ricevuto mentre si trovavano al lavoro in «Greenvision».

Walter e Giovanni Burani sono rimasti sorpresi, ma hanno mantenuto aplomb. Anche davanti ad accuse pesantissime: bancarotta fraudolenta e false comunicazioni sociali. Reati relativi all’inchiesta sul fallimento della casa di moda Burani Design Holding, controllante di Mariella Burani Fashion Group, la griffe finita in amministrazione straordinaria a causa della montagna di debiti, otre 500 milioni, accumulati dai Burani.

Era da poco passato mezzogiorno, quando i militari della Guardia di Finanza si sono presentati ieri in azienda.

Poca scena, molto tatto, con i Burani collaborativi. La telefonata all’avvocato di fiducia e via verso la caserma delle Fiamme gialle di via Mazzini a Reggio.

Così è iniziato il pomeriggio più lungo (e amaro) di padre e figlio, il primo finito ai domiciliari per via dell’età, il secondo in una cella del carcere di San Vittore a Milano.

Ma prima i finanzieri hanno accompagnato i due imprenditori in questura, per le foto segnaletiche, poi di nuovo in caserma.

Da qui Walter Burani, 77 anni, è uscito poco dopo le 16: è stato accompagnato nella sua casa di via Aspromonte a Cavriago, dove fino a ieri sera era solo.

Mariella è infatti in ferie nella sua casa in Sardegna. E’ stata informata al telefono di ciò che era accaduto a marito e figlio. Una brutta botta per lei, che va a indebolire una persona già provata psicologicamente da due anni di tensioni.

Il giudice per le indagini preliminari non ha imposto a Walter nessun obbligo, a parte (ovviamente) non uscire dal cancello della sua abitazione. Può quindi ricevere persone e telefonate. Ieri ha ricevuto quella del Carlino. Burani ha risposto gentile, ma irremovibile: «Non ho voglia di parlare. Mi scusi». Clic.

In quel momento, accanto a lui, c’era il suo avvocato, Romano Corsi. «Ho trovato Walter reattivo - ha detto il noto penalista - ovviamente è preoccupato per il figlio».

Giovanni, 46 anni, è invece uscito dalla caserma della Finanza venti minuti dopo il padre. Destinazione San Vittore, dove presto riceverà la visita del gip Fabrizio D’Arcangelo, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare (di ben 103 pagine) chiesta dai pm Luigi Orsi e Mauro Clerici, che da un paio di anni indagano sull’affaire Burani.

Sconcertanti e nello stesso tempo durissime le accuse all’indirizzo dei due Burani in concorso con altri quattro manager tra cui il cugino di Giovanni, Ettore Burani. Secondo l’accusa, avrebbero contribuito a dissipare il patrimonio di Burani Design Holding «impiegando rilevanti risorse per acquistare in Borsa le azioni di Mariella Burani Fashion Group al fine sostenere il prezzo del titolo della controllata».

Questo come disperato tentativo di mantenere alte le quotazioni del titolo, utilizzato come garanzia per i finanziamenti e per operazioni finanziarie.

Per il giudice, i Burani sono stati preda di una vera e propria «smania finanziaria» di cui Giovanni Burani «risulta essere stato l’ideatore e il diretto gestore ma le cui scelte - si legge ancora nell’ordinanza di custodia cautelare - non potevano trovare attuazione senza il consenso del padre».
 

I Burani «hanno perseguito con continuità il disegno criminale di trarre in inganno risparmiatori e creditori, nonchè le autorità di controllo dei mercati, costruendo mediante operazioni fittizie la falsa apparenza di una solida realtà economica, allo scopo di drenare risorse in Borsa e alle banche».

I magistrati non credono alla promessa fatta dai Burani di un aumento di capitale per salvare il gruppo.

«I Burani - scrivono - non paiono avere avuto alcuna intenzione di impegnare risorse ‘vere’ per fronteggiare la crisi, pur avendone verosimilmente la disponibilità. Come dimostra l’esistenza, emersa dalle intercettazioni, di un conto da 20 milioni presso la Ubs. O la trattativa per acquistare casa a Montecarlo mentre Burani Design Holding era sull’orlo del fallimento. Neanche le auto di lusso vengono usate per pagare i debiti: dopo che un creditore informa Walter di aver trovato un acquirente per la sua Ferrari Le Mans l’auto scompare dal garage».