Reggio Emilia, 7 settembre 2010. «Se non ricordo male accanto alla tomba del mio cane c’era quella acquistata da un altro signore modenese... poco più avanti uno spazio comperato da una famiglia di Milano».
Dopo la denuncia viene l’ora della resa dei conti, e così a seguito della segnalazione di Pietro Balboni, il pensionato di Modena che ha sollevato l’insolito caso del ‘cimitero per animali scomparso’, i padroni beffati fanno capire che per loro la questione non è certo morta lì.

A Villa Cella hanno già lasciato i loro amici a quattro zampe, seppelliti in quel camposanto per barboncini e chiwawa nato nel 1999 e diventato presto tra i più noti in Italia. Scomparso però in un tempo altrettanto breve, sotto le ruspe del nuovo proprietario ma soprattutto all’insaputa di chi aveva speso centinaia di euro per dare un dignitoso eterno riposo al proprio animale.

Balboni all’indomani della pubblicazione della sua storia sulle pagine del nostro giornale, ha ricevuto la telefonata di Alex Spaggiari, reggiano residente oggi a Cesena, che proprio da quell’articolo è venuto a sapere che fine avesse fatto la tomba del suo cane. L’idea nata nella breve chiacchierata è quella di diffondere la notizia in lungo e in largo, nella speranza di raggiungere il maggior numero possibile di persone coinvolte per rivolgersi poi ad un legale. Non tanto per eventuali risarcimenti, piuttosto per capire come sia potuto accadere.

Anche perché, stando a quanto riferisce Spaggiari, l’Ausl di Reggio non è propriamente ‘aggiornata’ sulle vicende del ‘Giardino di Fido’ di Villa Cella. Questo fa ancora più rabbia: «Gli ho contattati personalmente — racconta —, non erano nemmeno a conoscenza del fatto che in quel cimitero venissero tumulati gli animali. Pensavano che si trattasse per la gran parte di cremazioni. Anzi, da quello che mi hanno riferito l’Ausl reggiana aveva dato ordine agli esecutori dei lavori di bloccarli nel caso in cui fossero riemersi eventualmente dei resti».
E invece tutto è stato cancellato, lapidi e quant’altro, all’insaputa dei padroni: «Non siamo mai stati informati, mi chiedo come sia possibile che la demolizione di un cimitero avvenga in questo modo — prosegue Spaggiari —, senza che nessuno dei diretti interessati sia mai stato coinvolto. È scandaloso».

Uno sdegno che potrebbe presto allargarsi agli altri proprietari degli spazi acquistati nel cimitero: «Ci rivolgiamo nuovamente al giornale — spiega il modenese Balboni — per fare in modo che chi è stato coinvolto a sua insaputa conosca l’intera vicenda. Chi scoprirà la cosa attraverso le vostre pagine potrà rivolgersi al giornale. L’unione fa la forza. Il punto è proprio questo — ricorda Balboni —, diverse persone non sanno che il cimitero non esiste più, e le lapidi per animali erano davvero numerose. Ci hanno già contattato alcune associazioni per appoggiarci e siamo intenzionati a proseguire la nostra battaglia». Insomma, la ‘class action’ prende forma.