Reggio Emilia, 15 ottobre 2010. L’ex brigatista Prospero Gallinari, condannato all’ergastolo per l’uccisione, fra gli altri, di Aldo Moro e Guido Rossa, ha chiesto al tribunale di Sorveglianza di Bologna di poter accedere alla liberazione condizionale prevista per i condannati a vita dopo 26 anni di reclusione.

La richiesta è stata inoltrata circa un anno fa dal suo avvocato, Vainer Burani, ma la notizia è uscita solo in questi giorni quando i magistrati hanno chiesto un parere ai parenti delle vittime per sapere se vogliono perdonare l’ex terrorista. Una procedura che, secondo i magistrati bolognesi, pur nel silenzio del codice sarebbe abituale in questi casi.

All’articolo 176 è previsto solo che «il condannato abbia tenuto un comportamento tale da far ritenere sicuro il suo ravvedimento». La posizione di Gallinari, da questo punto di vista, è ambigua dato che, pur comportandosi in modo irreprensibile in tutti questi anni di detenzione domiciliare, non ha mai abiurato gli anni vissuti da terrorista e non si è mai pentito, a differenza di altri, di quello che ha fatto negli anni di piombo.

Dal punto di vista tecnico, la richiesta dell’ex carceriere di Moro è impeccabile dato che Gallinari è in carcere dal ’79. La detenzione domiciliare gli fu concessa dal ‘96 per il suo stato di salute, incompatibile con il carcere, dato che l’ex terrorista aveva avuto un’ischemia cerebrale e diversi interventi al cuore. Da allora Gallinari vive alla Canalina e ha il permesso per andare a lavorare qualche ora al giorno.

Sabina Rossa, deputato del Pd, figlia di Guido, il sindacalista ucciso dalle Br (Gallinari non faceva parte del commando che lo uccise ma è stato giudicato ugualmente colpevole per quell’omicidio), quando è stata chiamata in questura per essere ascoltata come parte lesa ha detto: «Non intendo fornire dichiarazioni in merito, in quanto la richiesta in oggetto non è riferibile ad un preciso articolo del codice di procedura penale. Inoltre contesto nel metodo e nel merito la richiesta contenuta negli atti». Per la Rossa i magistrati non devono andare a scomodare i parenti delle vittime dato che il perdono non è richiesto dalla legge, ma «assumersi le loro responsabilità fino in fondo, senza tenere conto di elementi non previsti dal codice come l’eventuale sfavorevole impressione dei loro provvedimenti sull’opinione pubblica».

L’avvocato Burani commenta: «Abbiamo presentato la domanda di libertà condizionata dato che sono passati i 26 anni previsti». E sulla questione del perdono, aggiunge: «Lui non chiede il perdono. Nella domanda che abbiamo fatto ai magistrati ha prodotto la domanda di scioglimento delle Br fatta nell’82. Si è chiuso un periodo storico e, in più, non si può chiedere il perdono inteso come atto di contrizione personale, perché quello è un fatto personale e non collettivo». Per Burani il problema è complesso. Argomenta: «Quelle azioni per qualcuno furono politiche e per altri criminali. Non erano rivolte verso i familiari. Gallinari non aveva nulla contro i familiari delle vittime. Il mio cliente ha fatto quella che per lui è la più grossa e faticosa presa di posizione, dicendo che quel periodo storico era finito e che l’esperienza delle Br era conclusa. Però non si è mai pentito. Per cui, date di nuovo quelle condizioni, rifarebbe tutto». E conclude: «E’ un’esperienza che va valutata storicamente. Una persona che da 15 anni fa una vita completamente differente, vuole dire che è cambiata ed è diversa. Poi, io credo che, a tu per tu con i familiari, chiederebbe scusa per quello che ha fatto. Lui ha ribadito, anche nello scritto che ha presentato ai giudici, che è un altro uomo e oggi vive in un’altra dimensione».