CASTELNOVO MONTI, 7 novembre 2010 —DA IERI Margorzata Burakowska, da tutti conosciuta come Margherita, riposa nel cimitero di Castelnovo Monti. «Il suo sacrificio è stato un inno alla vita - ha detto don William Neviani durante l’omelia – una donna forte, coraggiosa e di grande spirito, non si arrendeva mai».
Un paio di anni fa Margherita aveva smesso di curare il tumore che l’aveva aggredita nel 2006 per proseguire la gravidanza e mettere alla luce il bimbo. Gabriele, che oggi ha 19 mesi, è nato nel marzo del 2009. Dopo la sua nascita la mamma aveva ripreso le cure, ma orami il male era progredito.
 

«LA CONOSCEVO da anni e so quanto abbia tribolato, sofferto senza mai risparmiarsi — l’ha ricordata don Neviani —. Era un vulcano di idee, di progetti e di sogni da realizzare. Da Margherita ci giunge un messaggio forte. Si organizzava in modo intenso, lavorava, soffriva e piangeva, ma poi sapeva riprendersi con nuovi progetti. Il vangelo ci insegna a scegliere una vita come la sua. Essere cristiani vuol dire impegnarsi intensamente, creare amicizia. Un percorso sofferto al punto di morire per dare la vita a suo figlio. Anche nei momenti peggiori sapeva riprendersi per la grande fiducia che aveva nella vita. Diamo ai familiari il sapore della speranza».
 

I FUNERALI si Margherita, deceduta all’età di 39 anni, concelebrati dai parroci don Benedetto, don Geli e don William, si sono svolti ieri pomeriggio a Castelnovo Monti nella chiesa della Pieve con una grande partecipazione di folla commossa.
Particolarmente provati dal dolore la mamma Elk, giunta ieri notte in pullman dalla Polonia, il marito Adelmo Stefanelli, il figlio Patryk e il fratello Marcin. Molte signore, probabilmente immigrate amiche di Margherita, si sono unite in lacrime ai familiari. Erano presenti anche diversi studenti dell’Istituto “Motti”, compagni di scuola di Patryk, docenti e numerosi cittadini di Ligonchio tra cui il sindaco Giorgio Pregheffi nonchè diversi partenti del marito Stefanelli arrivati anche da fuori. Si respirava un clima di profondo dolore nella grande chiesa parrocchiale del capoluogo con il feretro davanti all’altare ricoperto di fiori.
 

NELLA STESSA chiesa don William, circa un anno e mezzo fa, ha battezzato il figlio di Margherita e di Adelmo, il piccolo Gabriele, ovviamente l’unico assente alla dolorosa cerimonia.
Ieri la commozione era palpabile. Domenico Dolci abita nello stesso caseggiato della famiglia Stefanelli nel quartiere Fontanaguidia, racconta: «Quando è nato Gabriele sapevamo delle condizioni di salute della mamma e si è creata una sorta di rete nel quartiere e con le istituzioni. Anche le maestre dell’asilo nido sono sempre state vicine alla famiglia. Era una donna con un coraggio incredibile. Fino all’ultimo si muoveva per Castelnovo per le sue cose senza mai fermarsi. Anzi, le avevo dato recentemente anche un libro di scuola perché voleva iscriversi ad un corso serale per acquisire qualche diploma. Ci teneva molto a Gabriele e a Patryk, trovava la forza e la volontà di fare di tutto per dare un futuro ai figli. L’estate scorsa è andata ad aiutare anche l’organizzazione della parrocchia di Santo Stefano di Rosano, a Vetto, dove erano ospiti i bambini di Chernobyl. Era una donna straordinaria».