Reggio Emilia, 6 aprile 2011 - TREDICI perquisizioni, altrettanti indagati, un sequestro per oltre un milione di euro. Al centro, un giro di presunte somministrazioni illecite agli animali: si era partiti dai colombi viaggiatori, si è arrivati agli allevamenti di bovini. E’ la sintesi di un’importante indagine sui farmaci veterinari, avviata dalla Forestale di Reggio con il coordinamento del sostituto procuratore Valentina Salvi (nel tondo). Un lavoro di mole notevole, che dura da almeno quattro mesi. La notizia è stata diffusa dal Corpo Forestale dello Stato nell’annunciare una conferenza stampa - l’appuntamento è per domani - in cui verranno forniti i dettagli dell’operazione. Non è ancora dato sapere con precisione quali siano i reati ipotizzati: si parla di somministrazione illecita e di abuso della professione veterinaria. Ma dalle parole del comandante provinciale della Forestale, Attilio Menia Cacciator, emerge preoccupazione per l’uso di estrogeni e antibiotici che gonfiano i bovini e che possiamo, alla fine della catena aliementare, ritrovarci come carne nel piatto. Con effetti per salute tutti da approfondire.
 

LA FORESTALE ha dato notizia che perquisizioni e sequestri sono stati effettuati a livello nazionale a partire dai nuclei investigativi di Reggio e Piacenza, su disposizione del pm reggiano. L’operazione ha interessato undici regioni, con l’impiego di 240 agenti della Forstale. Sequestrata una notevolissima quantità di farmaci veterinari per oltre un milione di euro, «somministrati - si legge nel comunicato di convocazione della conferenza stampa - illecitamente anche ad animali destinati al consumo umano, presso grossisti e allevatori».

UN RAPIDO approfondimento della notizia ha portato a stabilire che le tredici perquisizioni sono state compiute in allevamenti, in negozi e in magazzini di grossisti. L’indagine è cominciata con la scoperta della somministrazione di questi farmaci sugli uccelli. Non a caso l’operazione è stata denominata «Bird Pharm». Sotto la lente della Forestale, colombi da competizione allevati nel Reggiano, da sempre patria del piccione viaggiatore. Di qui l’inchiesta si è allargata, fino ad arrivare agli allevamenti di buoi e mucche, che sarebbero stati «gonfiati» da quei medicinali. Un discorso che non pare discostarsi di tanto da quello degli anabolizzanti vietati, usati in ambito sportivo per gonfiare i muscoli. Nessun danno, da questa situazione, per la produzione di parmigiano-reggiano. Il latte infatti non caglia se non è perfetto.

DIVERSO il discorso per la carne. E’ finita nelle catene di distribuzione dopo la macellazione e quindi i consumatori l’hanno mangiata? E poi: se questo fosse accaduto, possono esserci danni alla salute, se non altro nel lungo periodo? Estrogeni e antibiotici di quella natura quali effetti producono se finiscono nel corpo umano? Tutte domande a cui è importante dare risposta. Come importante è intervenire per stroncare sul nascere questi fenomeni, cosa attuata dalla procura di Reggio insieme alla Forestale.