Reggio Emilia, 7 settembre 2011 - Il giorno dopo il dramma, c’è ancora poca voglia di parlare tra i parenti delle vittime del fatto di sangue di via Ligabue a Reggiolo. Anche se, sotto sotto, sono diversi i parenti di Ivano Ferrais, 47 anni, e della moglie (separata) Beatrice Mantovani, di 35, che vorrebbero sfogare la loro comprensibile tensione. Anche perché ci si continua a chiedere se questa tragedia – l’uomo che attende la moglie davanti a quella che era stata la loro casa coniugale, le spara due colpi di fucile e poi rivolge l’arma contro sé stesso – poteva essere prevista ed evitata.

Davide Mantovani, uno dei cugini di Beatrice, davanti all’elegante villetta di via Gonzaga a Reggiolo – dove vivono anche i genitori della donna – conferma un atteggiamento talvolta un po’ aggressivo di Ivano nei confronti della moglie, dopo la decisione di lei, alcuni mesi fa, di chiedere la separazione e di allontanarsi dalla casa di via Ligabue.
«A mia cugina – dice Davide – era stato detto di non incontrare mai Ivano da sola. Ma nessuno poteva immaginare che si potesse arrivare a quello che invece è successo». «E’ una tragedia grande. Troppo presto per dire qualcosa, adesso», aggiunge uno zio di Beatrice. Amici comuni della coppia confermano come la scelta della separazione sarebbe stata dettata da un nuovo rapporto sentimentale di Beatrice con un altro uomo, che avrebbe conosciuto sul posto di lavoro. Sarebbe infatti uno dei clienti che frequentano il bar in centro storico a Novellara, il Caffè Letterario, dove lei lavorava. Una situazione, questa, che lui non sopportava, come provano anche gli sfoghi degli ultimi giorni che Ivano aveva manifestato con gli amici, apparendo decisamente depresso, parlando anche di progetti e intenzioni poco felici, tra cui l’insano gesto. Nessuno, però, aveva pensato che potesse arrivare a un piano così terribile per sé e per quella che era stata la sua compagna di vita per diversi anni. Intanto, in attesa dell’autorizzazione della magistratura, si stanno allestendo i funerali. Che saranno separati.
Nessuna delle due famiglie – i Mantovani e i Ferrais – ha ritenuto opportuno organizzare un addio unico per l’ex coppia. Che, di fatto, viveva già separata da mesi.

Alla villetta di via Ligabue, a 24 ore dalla tragedia, ieri mattina c’erano due fiori appoggiati sul basamento della recinzione, ancora i segni lasciati dai carabinieri e i cartelli che annunciano lo stato di sequestro dell’immobile da parte della magistratura. E poi colpisce l’etichetta sul campanello dove, tolto il nome di Beatrice, figura però quello di Ivano, ma anche quello della figlia di cinque anni. La piccola è pure lei «vittima» dell’omicidio-suicidio: ora che è rimasta orfana, per l’accordo del sindaco Barbara Bernardelli coi servizi sociali, è stata al momento affidata ai nonni materni. Resterà dunque nella casa dove vive già da alcuni mesi, dalla separazione avanzata da Beatrice.