Reggio Emilia, 10 novembre 2011 – La polemica intorno ai lavori di restauro della Cattedrale si arricchisce di un nuovo ennesimo capitolo. Questa volta interviene don Emilio Landini che prende spunto dalla presentazione in programma domani all'Hotel Posta del libro “Assassinio della Cattedrale. Ipotesi, drammi e lacerazioni di una chiesa sfigurata: il caso di Reggio Emilia”, dell'architetto reggiano Stefano Maccarini.

Don Emilio Landini interviene sui temi più dibattuti in questi mesi (rimozione dell'altare storico e dei banchi, croce, cattedra episcopale e restauro della cripta del XIII secolo). Tuttavia esprime il suo parere generale rispetto alla pubblicazione del libro di Stefano Maccarini, che interpreta come un vero e proprio attacco al vescovo. “La pubblicazione – scrive Landini - in definitiva appare inevitabilmente come un attacco al Vescovo ormai nella imminenza di lasciare la diocesi, mentre solo un accanimento cieco può definire la grande opera di restauro come un 'assassinio', pur trattandosi di una battuta ad effetto. A Monsignor Caprioli in Italia viene riconosciuta una particolare competenza nell’ambito teologico-liturgico. A lui va riconosciuto anche il coraggio di avere apportato al progetto iniziale importanti varianti che privano di ogni fondamento le critiche più aspre. Farebbe onore all’autore del volume un coraggioso gesto distensivo e 'riparatore', per avere diffuso un’immagine deformata della Chiesa reggiana e per talune espressioni a dir poco irriguardose, contenute negli articoli di giornali o riviste nazionali parzialmente allegati in Appendice”.

Tuttavia interviene anche su precise questioni architettoniche. Rispetto alla rimozione dell'altare storico don Emilio Landini precisa che l'autore del libro che sarà presentato domani del nuovo altare in marmo “fa una sommaria descrizione senza averlo ancora visto”, aggiungendo anche che “dell’altare antico viene ricostruita l’interessante lunga storia, a partire dal 1621 con le varianti del 1809 e più recentemente del 1968. Quindi quanto è giunto a noi prima del restauro è frutto di vari rimaneggiamenti e mutilazioni”.

Sulla croce, che si vociferava sarebbe stata sostituita con una di taglio decisamente innovatore, che sarebbe stata affidata all'artista giapponese Hidetoshi Nagasawa, ribatte che “non sarà appesa nessuna croce di questo artista, in quanto quella commissionata a suo tempo, pur molto apprezzata sotto il profilo artistico, nella realizzazione è parsa di non immediata comprensione nella sua simbologia”.


“La critica (di Stefano Maccarini ndr) – continua don Emilio Landini - si rivolge inoltre contro lo spostamento della cattedra episcopale fuori dal presbiterio. È un’opinione rispettabile, che potrà essere riconsiderata in futuro, pur ricordando che la nuova sede non è stata improvvisata, e che l’ampliamento del presbiterio qualora abbia dimensioni ridotte era previsto dalla Nota Pastorale della Cei del 1966 su L’adeguamento delle chiese”.

Infine affronta anche i temi scottanti della rimozione dei banchi e del restauro che ha interessato la cripta del XIII secolo. Quanto ai primi precisa che “nel Duomo di Reggio i banchi ottocenteschi sono tuttora presenti nei due transetti, ai quali anche gli anziani possono accedere, seppure con qualche difficoltà a motivo degli otto gradini. Non si dimentichi che i banchi della Basilica di San Prospero a Reggio non prevedono la possibilità di inginocchiarsi. Dunque la questione banchi o nuove seggiole rientra nell’ambito dell’opinabile”. Infine quanto alla cripta alle critiche che vedevano la presenza di parapetti di ferro come una 'profanazione' ribatte che ad oggi, proprio alla luce del restauro la cripta “ è diventata luogo di adorazione eucaristica quotidiana”.