Reggio Emilia, 21 febbraio 2012 - «Nelle ultime settimane, ho dovuto aspettare il treno parecchie volte e per molto tempo a causa di tutti i ritardi che ci sono stati, ed è stata una cosa atroce a causa del freddo. Gli unici rifugi sono il bar o l’edicola, e credo che i gestori non siano felicissimi di ciò».
 

Sara Zigni è solo uno dei 4 milioni di passeggeri che ogni anno transitano nella nostra stazione, una media di quasi 11.000 persone al giorno tra studenti, pendolari e semplici viaggiatori. «Uso molto spesso il treno – continua Sara – perché abito a Rho ma studio qui a Reggio. Anche in una cittadina di provincia come quella dove vivo c’è una sala d’attesa riscaldata. E’ assurdo che qui non ci sia». «La struttura – recita il sito web ufficiale di Centostazioni (gruppo Ferrovie dello Stato), la società che gestisce la nostra stazione – è stata valorizzata attraverso la creazione di gallerie dotate di sedute e servizi per viaggiatori e frequentatori». Peccato che manchi un luogo riscaldato dove attendere l’arrivo del treno, magari anche seduti. Ed è proprio la Carta dei Servizi di Trenitalia che lo impone, per motivi di sicurezza, nelle stazioni rimodernate come la nostra. «Si tratta di un servizio base – dice Fabio Aversa, un altro pendolare, questa volta da Reggio – e la sua assenza rappresenta un’aggravante rispetto ai disagi che già si vivono viaggiando con Trenitalia. Lavoro a Modena e qui ci passo due volte al giorno: con questo freddo, una sala d’attesa servirebbe. Ci sono perfino nelle piccole stazioni della nostra provincia».
 

Marco Aicardi, pendolare da Modena, prova a scherzarci sopra: «Ancora non ho capito dov’è questa sala d’attesa. Forse prima o poi la troverò. Parlando seriamente, ho visto che ci sono anche degli stanzoni vuoti e inutilizzati». La vecchia sala, destinata ad altri usi ma ancora chiusa. «Capita spesso che il sottopassaggio si riempia d’acqua, come stamattina. Quando c’è stata l’ondata di gelo è stato un vero disastro», aggiunge Aicardi. Nazzareno Bassi lavora a Reggio, ma torna a Cesena ogni giovedì: «La stazione di Cesena è più piccola, ma è molto più avanti. Per fortuna ho trovato un posto nel corridoio, almeno non mi arriva l’aria dritta in faccia. E meno male che non devo usare il bagno. I servizi igienici sono in uno stato pietoso». «Stare qui nell’atrio è la stessa cosa che stare all’aperto, tranne per la pioggia – spiega Letizia Poli —. Le porte sono sempre aperte e così entrano freddo e vento ghiacciato. Almeno un po’ di riscaldamento non sarebbe male. Come non sarebbe male ridurre i tempi di attesa per i ritardi».