Reggio Emilia, 29 aprile 2012 - FUSIONE. Incorporazione. Il termine preciso non c’è ancora ma il destino di Orion è segnato: entro fine anno la cooperativa, salvo sorprese dell’ultim’ora, verrà assorbita dal colosso Unieco per non seguire le orme della Cmr di Reggiolo, ora in concordato preventivo. Un altro terremoto nella cooperazione rossa.

Perchè la tradizione, il campanile che animava le coop, conta molto meno - oggi - della necessità di salvaguardare i posti di lavoro, di pagare i fornitori, di poter ricevere commesse. Lo ha confermato, ieri, Massimo Tirabassi, presidente di Orion. Tirabassi, 59 anni, da 37 è nell’azienda di Corte Tegge. La sua vita è legata a filo doppio alla cooperativa, ha raggiunto i vertici e quando conferma a denti stretti l’obiettivo fusione quasi si ritrae. Dice: «Abbiamo fatto un importante piano di ristrutturazione, garante Sergio Nasi che coordina un gruppo di lavoro entrato a far parte di Orion. Tutto questo prima di arrivare a un’incorporazione in Unieco. Ci stiamo pensando, si prevede sarà entro fine anno. Ma non è una sconfitta».
 

Presidente, ora avete i sit-in degli architetti davanti all’azienda.
«Lo so. Quel professionista ha fatto due progettazioni, un aeroporto ad Aosta, un ospedale a Belluno. Mi sono liberato e sono andato subito in azienda, come faccio con tutti i fornitori. Abbiamo già fatto un piano di rientro e gli abbiamo pagato la prima tranche, circa 40mila euro, sugli importi fatturati. Sono mesi che più della metà del tempo lo passo a parlare coi fornitori».
E voi, venite pagati?
«Il caso limite è la Regione Lazio. Opere chiuse e collaudate nel 2009-2010, ospedali per cui dobbiamo ancora essere pagati, una cifra sopra i dieci milioni di euro. Uno dei primissimi impegni che prese Monti fu dare soldi alla sanità laziale. Ma noi non abbiamo visto un euro. Parlano di rilancio dell’economia, ma prima devono partire dal pregresso».
Cioè far onorare gli impegni.
«Mi auguro che lo facciano, sennò fra pochi mesi saranno pochi quelli in grado di resistere. Siamo tutti coinvolti».
In Unieco voi sparirete?
«Noi con Unieco abbiamo avviato un importante percorso commerciale che ci vede partecipare assieme a importanti gare. Non più concorrenza tra noi. C’è un passaggio di alcune figure professionali da noi a loro. Nelle infrastrutture portiamo competenze inportanti: acquedotti, teleriscaldamento. una serie di figure qualificate, saldatori, operatori di macchina. Un gruppo di persone capaci e oneste, attaccate al lavoro. Mi auguro che ci saltiamo fuori».
Per farlo, si è chiesto un nuovo sforzo a Legacoop. In Orion sono entrati come soci finanziatori Refincoop (CoopNordemilia, Ccpl, Unieco, Coopsette) e Ccfs.
«E’ una peculiarità importante del movimento cooperativo, il valore della solidarietà resiste».
Ma anche i colossi come Coopsette e Unieco hanno difficoltà, in questo momento di crisi.
«Loro hanno patrimoni importanti. Noi abbiamo rinnovato e ridotto il cda, Refincoop si è accollato la parte immobiliare (trenta milioni di euro, case a Novellara, Correggio, in val d’Aosta). Ci siamo ridotti lo stipendio, quindi non utilizziamo ammortizzatori sociali, non graviamo sulla comunità. Non sospendiamo nessun cantiere: l’ospedale di Reggio lo può testimoniare. Abbiamo acquistato commesse importanti, c’è l’Expo in arrivo. Mai messi a rischio gli stipendi. E credo che i posti saranno salvati tutti».
Volete evitare una Cmr bis?
«Sì».
Vantavate grossi crediti per le Olimpiadi di Torino. Andaste là a protestare.
«25 milioni di euro. C’ero anch’io a Torino. Quella partita l’abbiamo chiusa, per fortuna. Se quei soldi non ci fossero stati dati non saremmo qui a parlare di Orion».

di Mike Scullin