Reggio Emilia, 30 maggio 2012 - «Che gli epicentri si siano spostati verso occidente è un dato di fatto. Che possano migrare ancora più a occidente è difficile dirlo». Gaetano Sartini è il dirigente responsabile dell’assetto idrogeologico di Reggio e Modena (ex Genio Civile).

Ma se c’è uno spostamento verso ovest, a Reggio dobbiamo avere paura?
«Io abito a Rio Saliceto, adesso sto raggiungendo la mia famiglia. E cercherò di convincere i miei a dormire in casa».
E noi come possiamo decidere se dormire fuori o dentro casa?
«L’elemento base è l’età dell’edificio. Parlo di abitazioni civili, ovviamente. Gli edifici nuovi, più recenti, non devono destare preoccupazioni».
Perchè gli epicentri delle ultime scosse di terremoto si sono avvicinati?
«C’è stato uno spostamento nella parte più occidentale della struttura sismogenetica, rispetto alle prime scosse».
Cosa è successo ieri mattina?
«Di fatto c’è stato un nuovo terremoto. Non si è trattato di scosse di assestamento, non è uno sciame sismico del terremoto dell’altra domenica. Verosimilmente si è generata una nuova faglia».
E cosa dobbiamo aspettarci adesso?
«Seguiranno altri sciami sismici, con epicentro intorno a quelli di stamattina (ieri, ndr)».
Quindi abbiamo un fenomeno comune che dura ormai da giorni, ma un terremoto nuovo.
«Esatto, e si tratta di un fenomeno dalle dimensioni importanti. Le energie in gioco sono notevoli e lo dimostrano le 800 scosse di assestamento successivo al primo terremoto del 20 maggio».
Come proseguirà?
«Quello che possiamo sperare è che queste energie si liberino progressivamente, con intensità via via minore».
Cosa sta succedendo sotto terra?
«Questo nuovo terremoto ha probabilmente aperto la nuova faglia più a occidente, sulla famosa dorsale ferrarese. Parliamo della catena sotterranea, composta dalle falde dell’Appennino che si immergono sotto la Pianura padana».
L’epicentro si è spostato, ma continuano a essere colpiti anche i paesi più a oriente.
«Il terremoto ha effetto su tutta l’area di cratere. Quindi effetti e crolli si possono avvertire anche nella zona pregressa».
La mappa elaborata dall’Istituto nazionale di geofisica evidenzia lo spostamento da est a ovest, diciamo da Ferrara a Modena, degli ipocentri (in pratica gli epicentri sotterranei).
«Lo stanno studiando, è un fenomeno molto complesso. C’è tutta una struttura coinvolta da questo movimento, che vede alla base le spinte che interessano la zolla africano adriatica e il suo incontro con la zolla europea».
C’è chi accusa le estrazioni di petrolio e di gas naturale, l’orma famoso ‘‘Fracking’’, ovvero le trivellazioni che avrebbero alterato l’equilibrio geologico della zona colpita dal terremoto.
«Mi pare un’ipotesi inverosimile, ma non sono un esperto di questi temi. Quello che è emerso in questo caso è però lo scontro tra due zolle. Come avviene sempre quando c’è un terremoto».
 

Paolo Patria