Sant'Iliario d'Enza (Reggio Emilia), 1 luglio 2012 - «VOGLIO manifestare il mio sostegno e solidarietà per don Romano Vescovi». Il professore Lucio Guasti, di Sant’Ilario, ex docente all’Università Cattolica di Milano e collaboratore del Ministero dell’Istruzione, analizza brevemente le recenti vicissitudine che vedono coinvolti la parrocchia di paese, la ‘Familiaris Consortio’ e tutta la comunità.


PROFESSORE, guardando la vicenda con occhio accademico, che cosa è successo in paese?
«In questi anni ho notato molte divergenze e conflitti. La situazione era diventata insostenibile. Tra Familiaris Consortio e il parrocco il conflitto è diventato molto evidente».


Quindi don Romano Vescovi è stato allontanato.
«Un’interruzione non opportuna, il parroco non ha avuto tempo di manifestare e attuare il suo orientamento. Si sarebbe potuto aspettare, cercare una continuità».
 

È stato il vescovo Adriano Caprioli a decidere.
«Dal punto di vista procedurale, dopo soli tre anni, è fuori dalle tradizionali norme della diocesi. Il vescovo dovrebbe avviare una riflessione pubblica. Saremmo tutti interessati. È essenziale, per una pastorale diocesana, riflettere rendendo pubblico il proprio orientamento. Un discorso valido non solo per Sant’Ilario».


Come si può realizzare questo processo?
«Tramite un’analisi e un monitoraggio tecnico delle varie parrocchie. La Curia dovrebbe preparare un incontro per discutere delle linee parrocchiali e capire se osservano la pastorale diocesana».


A Sant’Ilario sembra che sia mancato il dialogo tra parrocchia e il Movimento.
«Il Familiaris Consortio vive di una profonda identità, forte è il modo in cui il gruppo si sviluppa e vive l’esperienza cristiana. Se c’è un’identità forte è più difficile che ci si apra al dialogo. È una regola che vale in generale. Anzi il dialogo diventa una cosa marginale, l’importante è vivere l’esperienza cristiana secondo la propria identità».


Arriva don Fernando Borciani: troverà una situazione delicata?
«Dovrà presiedere la parrocchia, non deve esserci un ‘matrimonio’ con alcun gruppo. Il nuovo parroco deve mediare le due posizioni, proponendo una strategia pastorale chiara. È difficile, ma il nuovo sacerdote dovrebbe essere in grado di creare un sistema, non una direzione».


Da una parte la struttura della Curia e dentro una realtà composta da movimenti e gruppi.
«È la nuova sfida della Chiesa: accettare la pluralità di idee, valorizzare le diverse esperienze. I conflitti all’interno delle singole parrocchie sono inevitabili, le fratture si possono evitare».
 

Cosimo Pederzoli