Reggio Emilia, 19 settembre 2012 - «Tutto finito adesso» si limita a dire don Gianni Marzucchi. Le 18 di ieri, sacrestia della centralissima chiesa di San Pietro in via Emilia. Don Gianni si appresta a dir messa, come sempre. Tutto finito con la sua denuncia in questura, un mese fa. E’ rimasto vittima di una tentata estorsione, il parroco emerito, e ora sono indagate due donne e un uomo.

A tradimento, secondo la ricostruzione degli inquirenti, è stato filmato in un contesto che potrebbe prestarsi a equivoci; e, con il filmato, ricattato. Volevano da lui 65mila euro. Ma il prete ha avuto il coraggio di denunciare. In ambienti vicini alla curia si fa osservare, in via ufficiosa, che quel filmato - che nessuno ha potuto ancora visionare - potrebbe trarre in inganno: è sufficiente che il sacerdote avesse accettato di sottoporsi a un massaggio perchè sofferente alle gambe, ad esempio, per cadere nella trappola. E da fonti sia accusatorie che difensive, si apprende che le immagini non sono esplicitamente «hard».

Progetto fallito. Perchè in questura - appena don Marzucchi ha sporto denuncia - sono partite le indagini, ci sono state le perquisizioni, è saltato fuori il video e non c’è voluto molto a individuare tre persone, ora sotto accusa. Due sono donne: una albanese di una trentina d’anni e un’egiziana di cinquanta difese dagli avvocati Liborio Cataliotti e Vainer Burani.

L’albanese si è pentita prima di sapere che c’era una denuncia e ha poi ammesso. Poi c’è il coinvolgimento di un uomo - compagno dell’egiziana - la cui posizione deve essere vagliata. Il pm è Katia Marino. Nella sacrestia di San Pietro, don Gianni vuol chiudere il discorso: «Non teniamola lunga - dice - in questura hanno messo a posto tutto. Certamente è una storia che mi ha fatto star male».