Reggio Emilia, 15 gennaio 2013 - IL NASTRO adesivo, in quella scuola elementare della Bassa reggiana, non veniva usato dalla maestra per avvolgere pacchi o altri scopi banali. L’utilizzo, stando a quanto raccontato o confermato da alcuni alunni ai genitori esterrefatti e sconvolti, avrebbe avuto finalità ‘educative’: far chiudere la bocca a chi parlava troppo, tenere bloccato alla sedia chi si muoveva troppo. Scene dell’orrore in una normalissima aula sclastica della pianura padana? O fantasie di bambini, magari suggestionati da film di violenza visti in tv? Per ora soltanto domande. Di certo c’è, al momento, una segnalazione della direttrice alla procura della Repubblica non appena venuta a conoscenza di questi terribili racconti. E presto i sospetti dovranno trovare conferma nelle parole di tre bambini di sei anni, due italiani e uno straniero, per i quali il sostituto procuratore Maria Rita Pantani si accinge a chiedere un incidente probatorio in forma protetta. Il pm, nel frattempo, ha aperto un fascicolo d’inchiesta, mettendo sotto indagine la maestra con l’ipotesi accusatoria di maltrattamenti in famiglia. Qui le famiglie non c’entrano, ma tecnicamente il reato può essere allargato a una situazione pubblica e collettiva come una classe. In questo caso la prima elementare nell’anno scolastico 2011-2012. Il magistrato inquirente non si è in ogni caso fermato all’ipotesi di abuso dei mezzi di correzione, ravvisando una notizia di reato più grave. La vicenda nascerebbe da racconti di uno o più alunni ai genitori, subito seguiti dalle segnalazioni alla direttrice e agli psicologi: in sostanza, lamentele di un’eccessiva severità della maestra nel rapportarsi ai bambini. Poi la situazione assume contorni più precisi: un bambino, secondo quanto trapela, sarebbe stato legato coi polsi alla seggiola per restare al suo posto, tutti e tre si sarebbero visti chiudere la bocca con il nastro adesivo per non parlare. In queste settimane, in gran segreto i carabinieri hanno sentito tutti i genitori per ricostruire quanto avevano appreso dai figli. In un caso un bambino avrebbe avuto problemi a respirare, una volta tornato a casa: ma il motivo, va precisato, potrebbe essere estraneo a quanto si sospetta. La maestra fu richiamata dalla direttrice: avrebbe detto che quei bambini erano irrequieti, ma non avrebbe parlato di sistemi a base di nastro adesivo per renderli «tranquilli». Ora la maestra insegnerebbe in un’altra scuola.

Mike Scullin