Reggio Emilia, 28 febbario 2013 - SILVIO BERLUSCONI è stato iscritto nel registro degli indagati dalla magistratura di Reggio. Al centro delle accuse mosse dal procuratore capo al cavaliere di Arcore c’è quel ‘voto di scambio’ che sarebbe contenuto nella lettera arrivata in piena campagna elettorale; lettera in cui il Pdl prometteva il rimborso dell’Imu 2012 sulla prima casa e su terreni e fabbricati agricoli (già versata) in caso di vittoria. E si parla di oltre 40milioni di euro solo nella nostra provincia. Per questo, dopo due esposti firmati da altrettanti cittadini reggiani e arrivati negli uffici di via Paterlini, il caso è finito nel registro generale delle notizie di reato (modello 21). Con, a fianco, il nome e il cognome dell’uomo che quell’impegno lo ha firmato. Appunto, Silvio Berlusconi. Non un atto dovuto, quindi (in quel caso il fascicolo, aperto d’ufficio, sarebbe stato inserito nel modello 45, quello degli atti non costituenti notizia di reato). Invece no. Giorgio Grandinetti ha deciso di procedere con l’inchiesta, contestando al fondatore del Popolo della Libertà la violazione dell’articolo 96 del testo unico delle leggi elettorali. Ossìa, voto di scambio.

TUTTO era partito pochi giorni prima delle elezioni, dalla denuncia fatta da un’impiegata residente in provincia in procura. Da lì l’apertura dell’indagine. Poi, sulla scrivania di Grandinetti è arrivato anche un altro esposto, il secondo; che verrà inserito nella stessa inchiesta.
Contemporaneamente, in quelle ore, altri reclami erano fioccati a Modena e a Roma e i magistrati capitolini avevano aperto un fascicolo intestato atti relativi a (privo quindi di ipotesi di reato e di indagati), prendendo spunto dalle parole del candidato alla Regione Lazio di Rivoluzione civile, Gianfranco Mascia. Stando all’esponente del partito di Ingroia, però, oltre all’ipotesi di voto di scambio, potevano essere contestati tra quelle righe anche la truffa e la violazione dell’articolo 97 della legge elettorale. Non per il procuratore capo reggiano, però, che in quella promessa intravede ‘solo’ un presunto voto di scambio.

IL PDL reggiano, a partire dagli avvocati ‘azzurri’, era già sceso in trincea dopo la notizia del primo esposto. «Prendiamo atto della velocità della procura quando si tratta di alcune tematiche, a poche ore dalle elezioni; mentre ci sono almeno altre 15 istanze da noi presentate a cui non è ancora stata data risposta e che rischiano di andare in prescrizione», commentava Claudio Bassi, penalista e consigliere comunale. Si diceva «allibito dalla tempestività», ma anche perplesso sull’eventuale «competenza territoriale», Bassi. Incredulo per l’esposto anche l’avvocato Liborio Cataliotti: «Mi sembra un’inchiesta totalmente campata in aria e giuridicamente insostenibile. E lo direi anche se riguardasse la parte avversa. Si tratta di promesse elettorali; allora in questa ottica ogni candidato dovrebbe essere iscritto nel registro degli indagati? Era una lettera per nulla equivoca, chiara e tutt’altro che ingannevole».

Benedetta Salsi