Reggio Emilia, 19 aprile 2013 - IN 600 IN FILA per 11 posti a tempo indeterminato. Sei ore in piedi davanti agli uffici del Centro per l’impiego di via Premuda per un contratto di 4 mesi.
Le persona hanno cominciato a mettersi in fila alle 12 di ieri.
L’offerta di lavoro a chiamata sui presenti. Basta un documento. Ieri erano 11 i posti disponibili. Si cercavano 10 operatori socio sanitari per Usl e un autista per l’azienda ospedaliera Santa Maria.
Fuori dalla porta si sono messi in coda in 600.
«Non ce ne aspettavamo così tanti — dice la dipendente del centro per l’impiego guardandosi intorno — Avevamo stimato di trovarci davanti a 300-350 persone. Ma sono quasi il doppio», dice mentre stacca il numero 571.
 

Quei cartellini non si contano, sono per terra strappati, c’è chi se li gira ancora tra le mani, o chi ci sta distraendo la figlia che ha in braccio.
Alessandro Canovi ha 22 anni, vive a Reggio. Aveva un contratto a termine che gli è scaduto e non è stato rinnovato: «Spero di essere preso? Ci provo!», alza le spalle.
C’è chi si è radunato in piccoli capannelli e parla di come è rimasto a casa. Vicino al giovane reggiano c’è Chiara Benevelli, 31 anni («a giorni 32!», tiene a specificare). «Sono senza un lavoro fisso da due anni — dice — lavoravo in un negozio di arredo bagno e ceramiche. Ero un tecnico. Avevo un contratto da rinnovare e invece sono rimasta a casa. Era il 2011 — ricorda — Dopo è arrivato un contratto di nove mesi, poi qualche lavoretto e ancora a casa».
 

LE STORIE sembrano assomigliarsi tutte. «Ho lavorato per anni nei salumifici. Ad ottobre è scaduto il mio terzo contratto con un’azienda. Era il terzo. A quel punto lì o ti assumono o ti licenziano. E sono qui», racconta Gianluca Sberveglieri, 43 anni, di Reggio. Con i suoi 20 anni, Riccardo Marziano è forse il più giovane ad aspettare il turno: «Mi sto diplomando alle scuole serali, lavoravo come magazziniere ma è finito il contratto. Speriamo facciano passare avanti i più giovani, come ho sentito». Annuisce Cristian Reverberi, 31 anni che ha lavorato per anni come commesso: «Prima al Grande Emilia, poi ai Petali. Sono a casa da un mese».
 

Solo 11 tra queste 600 persone riusciranno ad andarsene via con un contratto in tasca. Le altre sperano di entrare in una graduatoria che durerà sei mesi.
Da quell’elenco sperano di essere pescati per sostituire il personale in malattia o qualcuno che va in ferie per un paio di settimane.
 

Ambra Montanari