Reggio Emilia, 1 maggio 2013 - IL SORRISO smagliante, i capelli raccolti, gioielli e un bell’abito bianco. Così la vigilessa si è trasformata in una sposa raggiante e bellissima. Peccato che il matrimonio non risulti. Né in Comune, né in chiesa. Si è trattato solo di una festa tra amici, spacciata per cerimonia con fiori d’arancio. Nulla di grave se non fosse che la ventisettenne Gloria Ibatici, in servizio alla polizia municipale dell’Unione Tresinaro Secchia, provincia di Reggio Emilia, ha usufruito della licenza matrimoniale. Venti giorni. Ecco perché i carabinieri — coordinati dal pm reggiano Valentina Salvi — l’hanno denunciata per truffa ai danni dello Stato.

 

Denuncia di cui il suo difensore, Enrico Della Capanna, dice di non sapere nulla. «C’è un provvedimento disciplinare avviato alla Municipale in cui lavora — spiega il legale — ma non ci è stato notificato nessun avviso di garanzia. Si è trattato di un matrimonio americano, senza effetti civili». Il fatto che la vigilessa non si fosse mai sposata è emerso dagli accertamenti nell’ambito di un’operazione antidroga: a febbraio le è stata notificata la misura di custodia agli arresti domiciliari, con l’accusa di spaccio.

 

SECONDO quanto accertato dagli inquirenti, avrebbe fatto parte — con quello che tutti fino a quel momento avevano ritenuto suo marito, Antonio Laisa, 39 anni — di una rete di spaccio per rifornire i clienti di alcuni noti locali notturni — pub e discoteche — dell’Appennino. Accusa che la coppia respinge. Dagli accertamenti sono emerse le nozze messinscena. C’erano gli invitati, il pranzo nuziale. Ma i due «sposi» non avevano pronunciato il fatidico sì ufficialmente. E sì che su Facebook la vigilessa ha inserito le foto del matrimonio: lei viene ritratta in posa ufficiale accanto al suo lui, vestito per l’occasione. Difficile immaginare, guardando quegli scatti, che il matrimonio non ci sia mai stato. Ora toccherà alla magistratura fare luce sulla vicenda.

di Sabrina Pignedoli