Reggio Emilia, 7 maggio 2013 - LA CHIAMANO «vergogna». E in quella parola, scandita con un dolore che non si può raccontare, c’è tutto lo sgomento e l’amarezza di una famiglia distrutta; impotente di fronte alla macchina della giustizia italiana. «Assurdo» che un assassino reo confesso dell’omicidio della compagna esca dal carcere esattamente un anno dopo il delitto. E ancora prima del processo. Uscito per ‘decorrenza dei termini di custodia cautelare’; «solo perché in Tribunale si sono scordati di fissare l’udienza preliminare», urla disperato Alessandro Olivieri, 39 anni, fratello della vittima, dalla sua casa di Marzaglia, nel Modenese. «Noi siamo terrorizzati che ora venga qui ad ammazzarci, che porti via suo figlio. E lo Stato non ci protegge». Ivan Forte, 27 anni — accusato dell’omicidio volontario di Tiziana Olivieri (all’epoca 40) nella loro casa di Fontana di Rubiera, Reggio Emilia, nella notte fra il 19 e il 20 aprile 2012 — domenica è uscito dall’istituto penitenziario per tornare a casa.

SCARCERATO perché, in pratica, il tempo per fissare la prima udienza del processo era scaduto; e lui non poteva più rimanere in galera. Un anno, per questo tipo di reato; 365 giorni in cui dal Tribunale di Reggio «non sono riusciti a dare il via al processo», smozzicano fra i denti i parenti. Nonostante, fanno sapere dalla procura reggiana, fosse stato richiesto un tempestivo giudizio immediato. L’ordinanza firmata dal gip Antonella Pini Bentivoglio, ora, ha disposto per Forte l’obbligo di dimora a Castrovillari, in provincia di Cosenza (suo paese d’origine); l’obbligo di firma tre volte a settimana, il divieto di uscire nelle ore notturne e di frequentare determinate persone. Ma non basta. Non può per una famiglia che chiede giustizia e che ancora cerca di medicare una ferita aperta. «Quell’uomo ora è libero di fare ciò che vuole; anche di andare al mare se gli pare».

TIZIANA OLIVIERI aveva un sorriso amorevole e un bambino di 11 mesi. È stata uccisa senza un motivo; strangolata da quel fidanzato conosciuto in chat, che ha perso la testa in una notte qualsiasi. Senza un motivo. E dopo averla soffocata, Forte è stato per venti ore a pensare; a meditare come farla franca. Nel frattempo ha scaldato il latte e dato da mangiare al piccolo con il biberon. Poi ha messo in atto il suo piano: ha dato fuoco al corpo della donna e a tutto l’appartamento, per simulare una fatalità e cancellare le prove di quell’orrore. Ma la madre di Tiziana, una volta arrivata sotto la palazzina, fu la prima a capire. «Lui si è salvato? Non è stato un incendio, l’ha ammazzata lui!», gridava, piena di strazio, Rosella Carlini. E ora, un altro schiaffo da sopportare.

Benedetta Salsi