Reggio Emilia, 8 agosto 2013 - Esclusa dalla white list per la ricostruzione post terremoto l’impresa Costruzioni Iaquinta, di Giuseppe Iaquinta, padre del calciatore della Nazionale. A deciderlo è stato il 22 luglio la prefettura di Reggio sulla base delle risultanze informative di polizia, carabinieri e Finanza. Secondo la prefettura il materiale raccolto dalle forze dell’ordine "attesta la accertata sussistenza di eventuali tentativi di infiltrazione mafiose tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi dell’impresa stessa". A portare il prefetto Antonella De Miro a questa conclusione sono stati alcune circostanze rilevate sulle frequentazioni e le parentele di Giuseppe Iaquinta.


Un primo punto riguarda la cena del 21 marzo 2012 a Villa Cadè, dove parteciparono politici, imprenditori, professionisti e persone ritenute dalle forze dell’ordine vicine alla criminalità organizzata, tra cui Nicolino Sarcone condannato in primo grado a gennaio a 8 anni e 8 mesi per associazione mafiosa. A seguito di quell’incontro, Iaquinta era stato destinatario di un provvedimento del prefetto, insieme con Pasquale Brescia, Antonio Muto (55) e Alfonso Paolini, che gli vietava di detenere armi, munizioni e materiale esplodente.


In secondo luogo, da una nota informativa delle forze dell’ordine calabresi è emerso che l’auto intestata alla sua ditta sarebbe stata notata a Cutro ai funerali dei fratelli Giuseppe e Alfredo Grisi, assassinati il 19 gennaio 2011. I due fratelli, imprenditori edili originari di Cutro ma residenti nel Veronese, vennero assassinati a colpi di pistola in una concessionaria di scooter a Crotone, da un uomo considerato legato alla cosca Vrenna. I fratelli Grisi, secondo le ricostruzioni investigative, erano andati a rivendicare un credito per un acquascooter dal titolare del negozio. Ne era nata una lite e il fratello del negoziante, Gianfranco Giordano, era intervenuto, sparando ai due fratelli. Per il duplice omicidio Giordano è stato condannato in primo grado all’ergastolo.


Il punto più rilevante riguarda le parentele di Iaquinta. L’imprenditore, infatti, è sposato con Vittoria Sorrentino, sorella di Rosario, che si ritiene essere stato ucciso nel 2000 di lupara bianca. Il suo corpo, infatti, non è mai stato ritrovato.


Sorrentino, detto “Sainedda” sarebbe stato ucciso nell’ambito della guerra tra i clan Dragone e Grande Aracri perché, secondo quanto emerso dalle indagini dell’operazione Scacco Matto, Nicolino Grande Aracri lo riteneva affiliato alla consorteria avversaria. Sorrentino, 33 anni, già sorvegliato speciale, è scomparso da Cutro il 16 agosto 2000. Secondo le indagini sarebbe stato attirato in una trappola e, dopo l’uccisione, il cadavere sarebbe stato sotterrato. Nicolino Grande Aracri è accusato di essere il mandante.
L’ultimo punto esaminato dalle forze dell’ordine e dalla prefettura è il più attuale ed è già emerso nel provvedimento di esclusione dalla ‘white list’ emessa dal prefetto di Modena nei confronti della Bianchini Costruzioni di San Felice sul Panaro, in provincia di Modena.


Nipote di Iaquinta è Gaetano Belfiore, figlio della sorella Maria. "Gaetano Belfiore, non gravato da precedenti di polizia ma con frequentazioni con soggetti segnalati e pregiudicati – si legge nel testo del provvedimento antimafia della Bianchini, ripreso per la Costruzioni Iaquinta – risulta sentimentalmente legato a Nikol Valentina Grande Aracri, figlia di Nicolino, detto Mano di gomma, già condannato per delitto associativo mafioso".

 

Sabrina Pignedoli