Reggio Emilia, 13 settembre 2013 - PRIMA è stato multato per aver percorso un tratto di strada con limite dei 50km/h alla velocità di 61 km/h. Poi, una volta pagata la contravvenzione per l’eccesso di velocità e vistosi notificare una decurtazione di tre punti dalla patente di guida, alcune settimane dopo a un motociclista reggiolese, Domenico Andreoli — viaggiatore di lungo corso in tutto il mondo — è giunta a domicilio una ulteriore multa di quasi trecento euro. Perché? «Per non aver comunicato che ero io stesso alla guida della moto».
 

Dunque, prima una contravvenzione da 184,20 euro, a cui si è aggiunta la richiesta di pagamento di altre 296,80 euro. «Ma come? Nel momento in cui pago la prima multa e accetto la decurtazione dei punti sulla mia patente personale, senza contestare nulla, non significa che alla guida del veicolo c’ero io? Pur se la differenza dal limite di velocità era minima, ho ammesso l’infrazione e ho pagato. Cosa significa che devo pagare quasi 300 euro per non aver evidenziato che guidavo io la moto oggetto dell’infrazione al Codice della strada?».
 

ANDREOLI è stato «pizzicato» dall’autovelox il 25 aprile scorso, a Copparo di Ferrara, mentre stava recandosi a fare un giro verso il Delta del Po. «Ora – aggiunge il centauro reggiano – credo che la legge 126 bis del Codice della strada sia incostituzionale e usuraia, oltre che al limite del ridicolo. Credo che per una mia colpevole svista, data anche da una ragionevole “arrabbiatura” per la multa, credo che in un Paese civile si dia al cittadino una seconda possibilità di comunicare i propri dati, considerando pure che non ero moroso nei confronti della sanzione».
 

«TROVO che ormai si viva in un Paese ed in uno Stato usuraio che colpisce i cittadini più onesti — accusa Andreoli — mentre si osserva un Paese governato da politici incapaci e votati allo spreco ed alla ingovernabilità del Paese stesso».
 

Antonio Lecci