Reggio Emilia, 8 novembre 2013 - Dalle prime ore della mattinata  sull'asse Reggio Emilia - Catanzaro, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Emilia, con il supporto anche di un'unita Eliportata del 13° Nucleo Elicotteri di Forlì, hanno dato corso ad una vasta operazione antimafia concernente l'esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo anticipato di beni per 3.000.000 di euro emesso nei confronti del pregiudicato Francesco Grande Aracri, 59enne residente a Brescello, elemento apicale dell'articolazione 'ndranghetista riconducibile alla cosca Grande Aracri di Cutro, capeggiata dal fratello Nicolino.

Si tratta del primo provvedimento, emesso in Emilia Romagna, nonché tra i primi nel Nord Italia  nei confronti di una cosca calabrese, di sequestro patrimoniale preventivo, eseguito prima della fissazione dell'udienza  di contraddittorio, sussistendo il concreto pericolo che i beni in sequestro, di cui si auspica la confisca, possano essere dispersi, sottratti o alienati. Il provvedimento - a firma del Presidente del Tribunale di Reggio Emilia, il dottor Caruso - è stato richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna  che ha condiviso la richiesta dei carabinieri reggiani avanzata a seguito dei risultati emersi nel corso della complessa indagine patrimoniale, eseguita nei confronti del pregiudicato, gravato peraltro da sentenza definitiva passata in giudicato per associazione di stampo mafioso a Reggio Emilia dal 2001 al 2003.

Il lasso temporale corrente tra l’intervento odierno e l’indagine convenzionalmente chiamata “Edilpiovra” avvalora ulteriormente la pervasività della ‘nrangheta nel contesto reggiano e l’incessante lavoro dell’Arma e della magistratura emiliana. Allora l’articolazione della ‘ndrangheta operante stabilmente nel territorio di Reggio Emilia  e provincia venne duramente colpita  riscontrando estorsioni nei confronti di gestori di pubblici e privati esercizi, nonché una seriale attività di fatturazione per operazioni inesistenti nei confronti di imprenditori, prevalentemente edili, così da occultare, mediante una diversa apparenza documentale, la causale della dazione del denaro, che il sodalizio chiedeva agli imprenditori.

La forza di intimidazione del vincolo associativo, già contenuta nella richiesta di aderire al pagamento del denaro, nonché alla falsa fatturazione era inoltre rafforzata dalla prospettazione di ritorsioni e dal ricorso ad azioni incendiarie. Nell’occasione Grande Aracri sovraintendeva e dirigeva le attività dei correi, dei quali legittimava l’operato nel reggiano. Il sequestro operato a carico dell'uomo dai carabinieri, quasi esclusivamente nell'ambito della provincia di Reggio Emilia (Comuni di Brescello e Reggio Emilia, nonché Botricello-CZ), concerne beni per un valore di 3.000.000 di euro, suddivisi tra 16 conti correnti e depositi bancari, due società del settore edile, 6 unità abitative, 9 unità commerciali, due veicoli e un terreno rurale.