Reggio Emilia, 29 novembre 2013 - SEMBRAVA un addio, ma per qualcuno sarà, probabilmente, soltanto un arrivederci. Prima l’annuncio-lampo del governo Letta: in dicembre i cittadini non dovranno pagare la seconda rata dell’Imu del 2013 sulle prime case non di lusso (dunque l’imposta sarà completamente cancellata). Poi la beffa. L’abolizione dell’Imu prima casa — secondo una nota di Palazzo Chigi — non è in realtà per tutti: i proprietari saranno chiamati a pagare una quota entro il 16 gennaio nei Comuni che nel 2013 hanno alzato le aliquote. Per quanto riguarda la nostra provincia sono otto questi Comuni: Baiso, Campegine, Canossa, Casalgrande, Castellarano, Montecchio, Sant’Ilario e Villa Minozzo.
Ma il caos regna sovrano tanto che negli uffici comunali si fatica a raccapezzarsi. Qualcuno ad esempio si chiedeva se fossero interessati anche i Comuni, come Reggio ad esempio, che hanno stabilito ma l’anno scorso, un’aliquota superiore al 4 per mille standard (in questo caso peraltro sarebbe interessata la quasi totalità dei Comuni italiani e praticamente tutti i reggiani).

Chiediamo maggiori chiarimenti all’Anci nazionale. Da Roma rispondono che «ancora sono all’oscuro: non c’è un pezzo di carta che spieghi precisamente cosa succederà, non sappiamo ancora quali saranno le previsioni contenute nella norma». Il decreto legge prevede che laddove è stata aumentata l’aliquota bisogna pagare la differenza tra il 50% del tributo pagato nel 2012 e il 50% di quello che avrebbe si sarebbe dovuto corrispondere quest’anno.

SECONDO i calcoli della Cgia di Mestre, i cittadini dovranno versare entro metà gennaio un importo tra 71 e i 104 euro. Da Roma l’incertezza e la confusione si sono riverberate anche a Reggio: con i sindaci intenti per tutto i giorno a spulciare il provvedimento governativo e a leggere le news in cerca di un chiarimento e anche ad abbozzare qualche calcolo sugli eventuali mancati introiti.

COSÌ commenta la situazione l’assessore al bilancio del Comune Filomena De Sciscio: «Sarebbe comunque una beffa per i cittadini: rischiano di saltare le detrazioni stabilite in precedenza (fino a 200 euro per tutti e 50 euro per ogni figlio). E quindi questo porterebbe a far pagare anche chi pensava di non dover pagare la tassa almeno in parte». Ma anche per gli enti locali non mancano le incertezze: «Ai Comuni verrebbe coperta la metà del gettito: ma dell’aliquota base, lo 0,4%, o quella applicata dal comune, che è a 0,5%? Questo ancora non è stato chiarito. Inoltre non sappiamo neanche come coprire la parte di rialzo che abbiamo effettuato (l’1 per mille, ndr) e che non verrebbe rimborsata dallo Stato: ricadrà sui cittadini?».

IL SINDACO di Rubiera, Lorena Baccarani, inoltre punta l’attenzione su un’altra norma che al suo Comune ceramico fa ‘perdere’ oltre 200mila euro: «Prima andava allo Stato il 50% dell’aliquota base (7,6 per mille) delle seconde case e del produttivo — spiega la Baccarani — ora il 100% dell’aliquota base del produttivo. Questo comporta che per Rubiera ci sia un positivo di 250mila euro che non possiamo usare. Tutti i Comuni che hanno il delta positivo devono infatti restituirlo allo Stato che poi mette in un fondo di solidarietà per i Comuni che hanno registrato un delta negativo nel confronto tra 2012 e 2013».