Reggio Emilia, 21 aprile 2014 - I “CERVELLI” purtroppo fuggono all’estero, ma a volte tornano e riescono a realizzarsi anche nel nostro ‘scalcinato’ paese.
E’ il caso della biologa molecolare e ricercatrice Alessia Ciarrocchi, punto di riferimento ormai da anni della ricerca al Santa Maria Nuova.

ALESSIA, 39 anni, marchigiana di Cupra Marittima, si è vista finanziare importanti ricerche sui tumori della tiroide e sul melanoma con borse di studio prima dell’Airc, poi della Fondazione Veronesi. Laureata a Bologna dove ha conseguito il dottorato, ha lavorato per tre anni e mezzo al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, punto di riferimento mondiale della ricerca oncologica. Ora è dipendente dell’Irccs Santa Maria Nuova con un contratto a termine di tre anni dopo dieci di lavoro tra Usa e Italia.

Dottoressa, cosa l’ha spinta a far ritorno in Italia?
«Problemi familiari. In America ho avuto una figlia che volevo crescesse in Italia».

Pentita del ritorno?
«Niente affatto. Guadagno meno, ma non tornerei in America».

Approssimativamente quanto guadagna di meno?
«Difficile dirlo perché non so quale sarebbe stato il mio percorso professionale se fossi rimasta a New York. Per avere una pallida idea delle differenze economiche può servire un dato: in Usa la prima borsa di studio dopo aver conseguito il dottorato non è inferiore a 60mila dollari, in Italia si aggira sui 20-25mila lordi. Ma la differenza più evidente non è di tipo economico bensì socioculturale. Là il mondo della ricerca viaggia a velocità incredibile, qui il Governo lo considera come Cenerentola e non lo finanzia più. Da noi la professionalità della gente che fa ricerca non viene riconosciuta. Si pensa che i nostri studi non contino, non garantendo un immediato ritorno economico. Ciò mi fa molto arrabbiare».

Valeva dunque la pena di continuare a lavorare là…
«No, resto convinta di aver fatto la scelta giusta, forse perché la mia situazione, anche economica, è una delle più favorevoli nell’ambiente della ricerca».

Di cosa si occupa?
«Dei meccanismi molecolari che alimentano l’aggressività dei tumori solidi, in particolare il cancro della tiroide e il melanoma».

Quanto tempo lavora al giorno?
«Trascorro gran parte della giornata in laboratorio: diciamo otto-nove-dieci ore che spesso proseguono a casa sul computer. Con la trasformazione dell’arcispedale in Irccs ho potuto però esprimermi appieno, inserita nella struttura complessa di ricerca traslazionale. Sono molto soddisfatta».

Bruno Cancellieri