Reggio Emilia, 5 maggio 2010. Claudio Zavaroni aveva 28 anni quando morì allo stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985.

Era arrivato con il pullman dei reggiani, per assistere alla finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.

«Spettatore atipico della partita, sportivo ma mai tifoso, partito per concedersi una vacanza, uno svago, un’altra curiosa osservazione del mondo, questa sì a lui molto distante», come lo descrivono i suoi amici. Insieme a lui, in quella folle notte di violenza, morirono altre 38 persone, oltre 600 i feriti.

Zavaroni era molto conosciuto a Reggio. Aveva avviato da tre anni uno studio fotografico dedicato a foto di moda e il suo talento stava emergendo nel panorama delle riviste di settore; questa sua vocazione per la fotografia era maturata già in epoca giovanile portandolo a compiere importanti lavori di ricerca a carattere antropologico sul mondo rurale e montano, che diedero corpo alla sua mostra più importante: «Ritratto d’Appennino».

Una raccolta di volti, ambienti e situazioni della gente autentica della comunità montanara.

A 25 anni dai fatti dell’Heysel, il Comune e la Provincia rendono omaggio al suo lavoro e dedicano alle sue opere una mostra antologica alla galleria Parmeggiani: «Claudio Zavaroni, un reggiano per esempio» all’interno di Fotografia Europea in collaborazione con Palazzo Magnani, su proposta degli Amici di Claudio Zavaroni e del comitato «Per non dimenticare Heysel».

«Questa mostra vuole ricordare Claudio Zavaroni non solo come fotografo di grande qualità ma anche come persona — ha detto ieri il sindaco Delrio alla presentazione della mostra che inaugurerà venerdì alle 19 — vuole raccontare la sua storia perché è proprio una di quelle storie, straordinarie nella loro ordinarietà, che fanno della nostra città una comunità. La mostra testimonia infatti il suo impegno civile, il suo essere un reggiano per esempio».

«Rendiamo omaggio con queste iniziative a una persona di grande umanità a cui dedichiamo non solo la mostra dei suoi scatti ma anche la palestra dell’istituto Zanelli, la scuola frequentata da Zavaroni — ha aggiunto l’assessore provinciale alla cultura Roberto Ferrari — Il 22 maggio intitoleremo infatti la palestra della scuola a Claudio insieme ai suoi insegnanti e compagni di classe dell’anno 1975-1976».

«L’obiettivo di questa esposizione — ha proseguito Sandro Parmigiani, curatore della mostra e del catalogo — è restituire un’immagine completa di Zavaroni, come persona e come fotografo di grande talento come si vede dagli scatti sul mondo dell’Appennino. Dal suo modo di fotografare emerge il suo rapporto con la vita, emerge la sua attenzione a voler conoscere gli altri per poter capire davvero se stesso, la volontà di penetrare l’identità degli altri per comprendere la propria».

Il 29 maggio, poi, alle ore 10,30, al monumento alle vittime davanti al Mirabello ci sarà una cerimonia commemorativa.

Info: dal 7 al 13 giugno; chiuso lunedì; 0522.451054.