Reggio Emilia, 27 giugno 2014 - Anche il famoso parmigiano reggiano deve cedere alla crisi che investe il comparto: a causa del calo delle quotazioni di oltre un euro al chilo, il consorzio del parmigiano reggiano programma il ritiro a giorni di 90.000 forme prodotte nel 2013, che rappresentano ben il 2,75% della produzione dello scorso anno. Questa misura è stata varata dal consiglio di amministrazione del Consorzio con lo scopo di salvaguardare il reddito dei produttori, tutelando gli allevatori e i caseifici dalle crescenti difficoltà.

"Questo primo provvedimento - spiega il presidente del consorzio, Giuseppe Alai - è stato assunto a fronte di una produzione sostanzialmente stabile (da ottobre 2013 a maggio 2014 si registra, anzi, un calo pari a 3.000 forme), di un export segnato da un buon trend (+4,8% nel primo trimestre 2014), ma da una situazione congiunturale pesante che interessa le vendite sul mercato interno, conseguenza della condizione generale particolarmente difficile per i consumi alimentari in questi primi mesi del 2014".

"A questo primo ed immediato intervento - prosegue Alai - seguirà il rilancio di azioni più strutturali, che vanno ad affiancare quei piani di regolazione dell'offerta che hanno già mostrato la loro incidenza sull'andamento della produzione". In particolare, il consiglio del Consorzio del parmigiano reggiano prevede di rafforzare le azioni promozionali per le vendite sul mercato interno (che, a quanto pare, è molto più in difficoltà rispetto all'export) attraverso due metodi: da un lato curando la grande distribuzione, dall'altro le vendite dirette all'interno dei caseifici, e, soprattutto, proseguendo la lotta contro la  contraffazione del prodotto, che è nel podio dei alimenti italiani più falsificati, insieme al prosciutto di Parma e al pomodoro.