Reggio Emilia, 15 marzo 2013 - LO ha massacrato perché abbaiava troppo. Perché era nervoso e i latrati del cane del suo vicino lo stavano facendo impazzire. Così, in una notte d’agosto del 2011, è uscito dalla sua casa di Montecavolo con una scopa in mano e lo ha zittito con un colpo in testa. Per sempre.
Il cane da caccia — un segugio italiano di grande valore — è stato ritrovato morto il giorno dopo, con il sangue che gli usciva dalla bocca. Per questa ragione, ieri, Marco Boni ha patteggiato 4 mesi e 15 giorni di reclusione (con sospensione condizionale della pena), commutati poi dal giudice Giovanni Ghini in 22mila e 500 euro di multa; per l’accusa di uccisione di animali. «Una sola bastonata in testa, in un momento di nervosismo», stando ai racconti dell’imputato, di 52 anni. Ma quel segugio, che al suo padrone serviva per andare a caccia e per addestrare gli altri cani, di quelle percosse ci è morto.

Tutto accade nell’agosto del 2011, quando Roberto Bagnacani (rappresentanto dall’avvocato Nino Ruffini), 56 anni, dirimpettaio di Borghi riceve la telefonata del suo vicino di casa mentre è in vacanza in Ungheria: «Ho fatto una cosa che non dovevo fare, scusami; il cane abbaiava come un ossesso e io ero stanco e nervoso: gli ho dato un colpo con una scopa per farlo stare zitto». Bagnacani, in allarme, manda un amico a controllare: il cane, Moretta, («aveva nove anni e mezzo, ci ero legatissimo, apparteneva a mio padre») era morto nella cuccia. Viene chiamato il veterinario, l’animale (che era già stato seppellito) viene riesumato e disposto l’esame per accertare le cause della morte. «Cranio fracassato, milza spappolata e due zampe rotte», si leggerà nel referto dell’Usl.

Così partono le denunce.
«Sono molto dispiaciuto per quel che è successo, non volevo ucciderlo», ha continuato a ripetere l’uomo, anche davanti al pubblico ministero Maria Rita Pantani. E ieri è arrivato il patteggiamento. Ora partirà la causa civile per il risarcimento dei danni.

Benedetta Salsi