San Polo d’Enza (Reggio Emilia), 8 gennaio 2014 - Se i carabinieri di San Polo d'Enza non avessero concluso le indagini in modo rapido, l’incendio di un'auto messo in atto questa notte ai danni di un autotrasportatore avrebbe fatto pensare all’ennesimo episodio intimidatorio. Ma non c'è nessuna organizzazione criminale dietro l’incendio della Renault Laguna appiccato questa notte a San Polo d’Enza.  La responsabile, piuttosto, è risultata essere l’ex compagna della vittima, che avrebbe agito per gelosia non accettando che dentro l’auto salisse la nuova ragazza dell’ex.

Una vicenda per certi aspetti assurda se si considera che solo quest’estate la donna aveva denunciato l’ex per maltrattamenti ottenendo anche il provvedimento cautelare di divieto di avvicinamento al proprio domicilio emesso dal giudice nei confronti dell’uomo, divenuto a sua volta vittima.

Con l’accusa di incendio e danneggiamento i carabinieri di San Polo d’Enza hanno arrestato una donna di 36 anni residente nella Bassa reggiana ristretta a disposizione della Procura reggiana. Accuse a cui si deve aggiungere quella di abbandono di minori poiché per compiere la vendetta non ha esitato a lasciare a casa da sola la figlia minorenne.

Le indagini
L’origine dei fatti poco prima delle 2, quando i carabinieri di San Polo d’Enza sono intervenuti in paese per l’incendio doloso di un’autovettura Renault Laguna di un 36enne reggiano. Una volta che i vigili del fuoco di Sant’Ilario d’Enza hanno domato le fiamme, che hanno danneggiato anche un'altra autovettura, una Honda Civic parcheggiata accanto.

I militari hanno appurato l’origine dolosa dell’incendio desunta anche dalla presenza di una latta da 5 litri con residui di benzina e un accendino. Alcune testimonianze acquisite dai carabinieri hanno segnalato che l’autore fosse fuggito a bordo di un’autovettura azzurra. Questa circostanza, aggiunta al rapporto conflittuale tra la vittima e l’ex compagna, ha indirizzato le attenzioni investigative dei carabinieri verso la donna proprietaria di un’utilitaria azzurrina.

Il ritrovamento in strada di un cappello in pile nero con pellicciotto sequestrato dai carabinieri e riconosciuto dalla vittima essere uno simile a quello avuto dalla ex, ha rafforzato i sospetti. Così, gli uomini dell'Arma hanno raggiunto la donna in un Comune della Bassa dove risiede.

Nonostante la donna negasse di essere uscita di casa e alla luce degli elementi raccolti a suo carico, compreso il motore ancora caldo dell’auto, i militari hanno dato corso ad una perquisizione trovando un giubbotto nero (corrispondente a quello notato da un testimone) con sul colletto tracce di cappelli bruciati presenti peraltro anche all’interno dell’autovettura in uso alla donna. Incalzata dalle domande e messa con le spalle al muro dai riscontri acquisiti dai carabinieri, la donna ha anticipato le risultanze d’indagine ammettendo le proprie responsabilità “giustificate” come atto di ritorsione nei confronti dell’ex che passava poco tempo con la figlia. La donna è stata quindi arrestata e ristretta a disposizione della Procura reggiana.