Scandiano (Reggio Emilia), 18 aprile 2014 - Stavano parlando. Tra il 66enne Enrico Degani e il figlio 35enne Andrea, ricoverato all'ospedale Magati di Scandiano, era in corso una normale e tranquilla conversazione tra padre e figlio.

Infatti, il 66enne aveva detto alla moglie che sarebbe andata a trovare il figlio in ospedale anche per parlargli del percorso di recupero dalla tossicodipendenza che stava facendo in una comunita' e che aveva interrotto. Poi è scattata la follia, con la pistola Beretta 7,65 che l'uomo aveva portato con sè.

La scena dell'omicidio-suicidio (FOTO) nel reparto di Medicina dell'ospedale, è stata così descritta dagli inquirenti, che hanno quindi modificato l'iniziale ricostruzione. Gli investigatori avevano raccontato che il ragazzo stava dormendo nel letto quando il padre gli ha sparato. L'esatta dinamica, invece, è emersa grazie alla testimonianza della figlia dell'altro paziente, presente nella stanza al momento della tragedia. Il padre stava dormendo. La ragazza però non ha visto nulla, perche' un separe' divideva i due letti.

Appena ha sentito il primo sparo e' corsa fuori dalla stanza per chiedere aiuto, ma nel frattempo e'
arrivato anche il secondo colpo. Sulla dinamica dell'omicidio-suicidio non sembrano esserci dubbi. I carabinieri della tenenza di Scandiano, del nucleo operativo e dei Ris - coordinati dal sostituto
procuratore di Reggio Emilia, Cristina Giannusa - stanno comunque svolgendo tutti gli accertamenti dovuti sulla pistola e sulla presenza di polvere da sparo sulle mani di Enrico Degani. I due corpi
sono stati portati alla medicina legale di Modena per l'autopsia.

I problemi di tossicodipendenza del figlio, dunque, sarebbero alla base della tragedia: quei problemi avevano causato alla famiglia molta preoccupazione e sofferenza e, ora, la prospettiva di un'interruzione del percorso di recupero ha portato il 66enne a commettere il gesto estremo.