Reggio Emilia, 29 giugno 2014 - Nicolò Melli venerdì sera ha vinto lo scudetto del basket con l’Olimpia Milano, che era in astinenza da ben 18 anni. E’ stato uno dei protagonisti nella vittoria in gara-7 con Siena (FOTO). A 23 anni lo si può già definire un campione.

Cosa sta facendo l’uomo dello scudetto 24 ore dopo il trionfo?
«Stravaccato sul divano a vedere Brasile-Cile. Ottanta partite sul groppone, finalissima, emozioni a raffica, ristorante e discoteca: ho fatto le otto di mattina. Sono distrutto».

Ma quanto è contento?
«Ho pensato spesso come poteva essere in caso di vittoria, immaginando i festeggiamenti. Ci ho preso zero. E’ tutto più bello. Più emozionante».

Prima sensazione alla sirena?
«Ero fuori controllo. Ho tirato giù mio babbo: lui era venuto sul parquet per abbracciarmi, ma non l’ho riconosciuto. Gli ho dato uno spintone e l’ho fatto volare a tre metri di distanza. Ho rivisto il video, sono morto dal ridere. Lui un po’ meno... Ma la mia spinta e la sua caduta sono i gesti tecnici della serata (ride, ndr)».

Il primo abbraccio?
«A Elena. Tutto questo non ci sarebbe stato senza lei».

Ullallà. Addirittura...
«E’ la verità. Non si vince solo lavorando in palestra, ma trovando serenità quando torni a casa. Lei me ne dà tanta».

Scudetto anche per lei.
«Lo merita tutto».

Quanti anni ha?
Nicolò alza la voce: Elena posso dire quanti anni hai?
«Sai, è più grande di me, meglio chiedere il permesso (risatona, ndr). Ventisette. E’ laureata in medicina e ora darà l’esame per la specializzazione. E’ un carro armato. Ci siamo conosciuti due anni e mezzo fa a Milano, in un ristorante». Si sente parlare. «No, scusa, tre anni fa». Poi Nicolò risponde a voce alta perché senta anche la fidanzata. «Sai, ci si diverte, stiamo bene insieme: il tempo vola quando tutto è bello. Vero amore?».

Chi ha fatto la prima mossa?
«Io, io. Per me è stato amore a prima vista. Lei invece ci ha messo un po’. Le ho dovuto fare stalking verbale, altrimenti chissà quando cedeva (ride, ndr).

Basta fidanzata. Torniamo alla super vittoria. A chi la dedica?
«Una speciale a nonna Usti (Ostiliana, ndr). Ha guardato in televisione gara-6. Non aveva mai visto una partita in vita sua. Soffre troppo, ma per quella ha fatto un sacrificio. Aveva ben due tv accese. Una grande...».

Quanti messaggini ha ricevuto in queste ore?
«Circa duecento. A molti non ho ancora risposto, perché non mi va di essere banale. Non voglio scrivere ‘grazie’ e basta. Chi lo ha fatto mi vuole bene. E quindi merita riguardo».

Che regalo si farà?
«Stasera (ieri, ndr) una bella cena al ristorante con Elena. Poi una bella e lunga vacanza».

Neanche un’abbuffata di Nutella, che lei ama tantissimo?
«Ho smesso. Mi piace da matti, ma ogni volta che la mangio mi riempio di brufoli. Ora mi do alla marmellata».

Dài, qualche sfizio se lo toglierà pure: un’automobile?
«Soldi buttati. L’Olimpia ci dà la macchina, perché dovrei acquistarne un’altra? Pensate che quando torno a Reggio, quando non sono in bici, utilizzo quella vecchia di mia nonna...».

Che rapporto ha con i soldi?
«Mi ritengo fortunatissimo e mi tolgo le voglie che ho. Ma niente cose faraoniche. Mi sono comprato la casa, quella sì. Un appartamento a Milano».

Un tatuaggio per lo scudetto?
«No. A dire il vero uno lo farei anche, ma poi penso a quando avrò 70 anni e mi ritroverò con un delfino tatuato sul braccio. Mah...».

Lei non porta orecchini, non veste stravagante...
«Ma sono molto peloso. Elena mi prende sempre in giro. Colpa del mio babbo»

Dopo lo scudetto, l’Nba?
«Non ci penso. Ora non penso a nulla. Neanche al fatto che mi scade il contratto. E lo dico sinceramente. Ho solo voglia di vacanza. A tutto il resto penserò al mio ritorno».

A soli 23 anni ha già raggiunto traguardi prestigiosi sia personali sia di squadra. Non c’è il rischio di appagamento?
«Noooo. Impossibile. Lo dicevo venerdì sera al preparatore atletico Giustino (Danesi, ndr), col quale prima di entrare al palasport ogni partita facciamo il nostro giretto per la cabala. ‘Guarda Giusti, guarda quanta gente e quanto entusiasmo’. Come fai a non dare tutto in campo? Devi ricambiare le emozioni che ti regalano. Lo fai anche per loro».

Lei ha due genitori «impegnativi»: papà Leo è stato un buon cestista, mamma Julie Vollertsen ha vinto una medaglia alle Olimpiadi con la squadra Usa di pallavolo. Sono stati ingombranti?
«Non ho mai sentito la loro pressione. Anzi, mi hanno sempre stimolato nel modo giusto. Con loro quand’ero adolescente ho avuto anche degli scontri: mi dicevano spesso su, quando io ero convintissimo di aver ragione. Ero convinto che non mi capissero. Col tempo mi sono accorto che i loro consigli erano quasi sempre giusti».

Ma lei parla e ragiona come uno di 40 anni.
«Mi dà del vecchio?»

Beh, insomma...
«Non si preoccupi: i compagni mi chiamano così».
E giù l’ennesima risata.

Andrea Ligabue