Regioni autonome, troppi privilegi: la festa deve finire

Beppe Boni

Beppe Boni

Bologna, 22 ottobre 2014 - Dal varo del patto di stabilità, si parla tanto di Regioni senza differenza tra quelle a statuto ordinario e quelle a statuto speciale. Le disponibilità di queste, in seguito ai prelievi fiscali che restano in loco e ai trasferimenti statali, da sole potrebbero sostenere la manovra. Rileggo la Costituzione e mi chiedo se i ‘doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale’ valgano per tutti. Giuseppe Barbanti, Mestre (Venezia)

Risponde il vicedirettore de il Resto del Carlino Beppe Boni

Le Regioni a statuto speciale prima o poi andranno ripensate. Sono nate in altri tempi e oggi mentre si tira la cinghia godono di privilegi che vanno attenuati. E dietro i privilegi spesso si nascondono gli sprechi. Prendiamo la Regione Sicilia. L’altra sera in un talk show in tv il governatore Rosario Crocetta ha fatto di tutto per spiegare che sono in corso agli e risparmi. Resta il fatto che la Sicilia continua ad avere oltre 15mila dipendenti, un numero cinque volte superiore alla Lombardia. E lì ci sono impiegati che percepiscono 145mila euro l’anno e stenografi che arrivano a 200mila. Il Trentino può erogare contributi agli albergatori e alle imprese agricole: da altre parti è un sogno. Bene i tagli e le Regioni si rassegnino, come dice il premier Renzi. Ma la festa deve finire anche per le aree a statuto speciale.

beppe.boni@ilcarlino.net