{{IMG_SX}}Rimini, 14 gennaio 2008-   A un certo punto, dagli spalti gremiti del Palacongressi, si leva pure il coro. «Giovanni Paolo, Giovanni Paolo». Sono quasi le 11 quando dai 200 delegati riuniti per il voto arriva la ‘fumata bianca’. «Il nostro nuovo presidente è Giovanni Paolo Ramonda…». E non poteva che essere lui, per il popolo della Papa Giovanni XXIII riunito in ‘conclave’ da sabato a Rimini, l’erede di don Oreste Benzi. A Ramonda, 48 anni, originario di Cuneo, uno dei primi ad aprire una casa famiglia seguendo l’esempio di don Oreste, è stato votato ieri a larga maggioranza nuovo presidente dell’associazione. A lui il compito di portare avanti, nel nome di don Oreste, la grande comunità della Papa Giovanni.

 

E tanti hanno voluto esserci in questa due giorni al Palacongressi di Rimini, la prima grande adunata della Papa Giovanni dopo i funerali di don Oreste Benzi (celebrati il 5 novembre scorso, proprio al Palacongressi), per eleggere il suo successore. Quasi 2mila persone sono arrivate a Rimini, alcuni con le famiglie e i loro assistiti al seguito. Per Ramonda è stato quasi un pleibiscito: degli oltre 200 operatori e responsabili della Papa Giovanni delegati chiamati alle urne (1 ogni 10), ben 158 l’hanno votato. Una maggioranza schiacciante e scontata.

Perché Ramonda, laureato in pedagogia, consulente sessuologo, sposato con Tiziana Mariani e responsabile della casa famiglia di Sant’Albano Stura (in provincia di Cuneo) dove vive con la moglie, i 3 figli naturali e altri nove ragazzi accolti nella struttura, rappresenta la migliore continuità con don Oreste. E’ stato al suo fianco fin dagli anni ’80, prima come obiettore di coscienza, poi come responsabile di case famiglia, e, dal 1998, anche come vice presidente della Papa Giovanni. Con don Oreste ha viaggiato tanto, e ieri tanti degli operatori che lavorano all’estero hanno voluto salutarlo.

 

La missione del Perù si è presentato sul palco portandogli anche un piccolo dono: un poncho rosso (che ha subito indossato) e un cappello tipico peruviano. E poi saluti dal Brasile, dal Venezuela, dall’Africa e da ogni parte del mondo in cui la Papa Giovanni è presente. Chi non ha potuto prendere il volo per Rimini, l’ha fatto collegandosi ieri mattina via internet. E Giovanni Paolo (ma lui preferisce farsi chiamare Paolo) ha dispensato sorrisi e abbracci a tutti, con l’affetto e il carisma propri di un leader.

 

«Ieri è stata una grande giornata – racconta Ramonda – perché tutti noi abbiamo sentito, forte e rassicurante, la presenza di don Oreste tra noi. La mia elezione è sicuramente un riconoscimento a quello che ho fatto in questi anni, ma è soprattutto un dono. Sento una grande responsabilità, e una grandissima gioia nella missione a cui sono stato chiamato. Certo, don Oreste è insostituibile, ma sono sicuro che più che mai, ora che non c’è più, i suoi insegnamenti devono essere di stimolo e di esempio per tutti noi».

 

Ramonda poi traccia anche uno degli obiettivi fondamentali per la Papa Giovanni XXIII nei prossimi mesi. «Continueremo a condurre tutte le battaglie che don Oreste ha intrapreso in questi anni, ma ce n’è una che gli stava particolarmente a cuore, e sulla quale credo dobbiamo concentrarci: l’aborto. Un’umanità che permette la repressione di una vita umana è un’umanità che deve fermarsi a riflettere. Noi combatteremo per il riconoscimento del valore della vita. La moratoria contro l’aborto è, probabilmente, ancora più necessaria e urgente di quella contro la pena di morte».