{{IMG_SX}}Rimini, 26 agosto - Ha appena 25 anni, Phil Goss, eppure è già alla sua quinta parentesi europea. Un tour iniziato in Olanda nel 2005 e proseguito poi in Turchia, Israele, Polonia e adesso Italia, con lo sbarco a Rimini. Ha la valigia sempre pronta, dunque, questo play-guardia di un metro e 87, che nel suo continuo peregrinare, comunque, non ha finito solamente un campionato, quello israeliano con la casacca dell’Ironi Ashkelon.

 

E il perché ce lo spiega lui stesso. "Non c’è stato un taglio, me ne sono andato io a febbraio –— rivela —. In precedenza mi ero rotto il naso, la società aveva firmato un altro giocatore e così ci sarebbe stata un’alternanza tra me e lui. A quel punto mi sono trasferito in Polonia". Un ragazzo, Goss, che nei Crabs avrà le chiavi della squadra in mano. "Non mi spaventano le responsabilità — ribatte l’americano —. Scarone è il nostro capitano, ma io non sono un tipo che si tira indietro, mi piace sentirmi leader".

 

Ma come potrà aiutare i granchi? E quali sono le sue caratteristiche? "Rimbalzi, punti, regia... faccio tutto ciò che serve per il bene della squadra. Il tiro da fuori è una mia prerogativa, però posso anche penetrare, attaccare l’area. E nella proprietà di palleggio penso aveva ancora dei margini di miglioramento, già durante l’estate ho lavorato parecchio su questo fondamentale".

 

A offrire un raffronto con qualche cestista già in Italia ci pensa il ds Maurizio Ferro. "Phil l’abbiamo visto in tantissimi dvd e l’impressione è ottima. Come tipo di giocatore può ricordare Randy Childress (il ‘professore’ di Caserta ora passato a Varese, ndr). E’ intelligente, fa giocare i compagni, è bravo nell’arrestare in un attimo il palleggio per tirare da tre. Spero di non sbagliarmi, ma Goss dovrebbe avere queste caratteristiche". Ma qual è il suo vero ruolo, cioè si sente più playmaker o guardia?

 

"Al college ero una guardia, mentre in Europa ho giocato da play. E in questo cambiamento mi ha aiutato l’esperienza che ho maturato anno dopo anno". La ‘partita della vita’ risale ai tempi dell’high school ("Segnai 39 punti con Oxon Hill"), così come non ha dimenticato quella volta che in Turchia ne mise 32 aggiungendo 9 rimbalzi. L’8 è il suo numero preferito ("Ma vanno bene anche 5 e 32"), prima delle gare si concentra ascoltando musica; nel tempo libero sta in famiglia e fa shopping. E Kobe Bryant è il suo giocatore preferito.