{{IMG_SX}}Rimini, 30 aprile 2009 -Ai riminesi va di traverso il 'menù' francese. Taglio secco dell’Iva dal 19 al 5.5 per cento a partire da luglio. E’ la ricetta confezionata da Sarkozy per addolcire gli effetti della crisi. "E bravi i francesi — attacca il vice sindaco di Rimini, Melucci — ma a pagare il conto saremo ancora noi. In un colpo solo la Francia ha armonizzato tutta l’Iva del comparto turistico, mentre in Italia andiamo avanti con lo ‘spezzatino’. Gli stabilimenti balneari al 20 per cento, hotel e ristoranti al 10. Un minestrone di aliquote, che penalizza gli operatori e surriscalda i prezzi".

 

Melucci snocciola cifre e esempi. "In Spagna hanno bloccato l’Iva al 7 per cento, vale per tutti e funziona. Il governo italiano non se la può cavare dicendo che ci sta lavorando. Se non portiamo l’aliquota al 5.5 e la applichiamo a tutta la filiera turistica saranno dolori. E dobbiamo farlo adesso, perchè la crisi ci permette di fare certi strappi. Se l’ecomonia si riprende abbiamo perso il treno...".

 

Su quel treno Parigi c’è salita in corsa, mentre la riviera rischia di finire nei vagoni di coda. "Con gli sconti fiscali i Paesi nostri competitori hanno guadagnato un notevole vantaggio. In questo settore siamo all’età della pietra: il 20 per cento per gli stabilimenti balneari è del tutto anacronistico, la Riviera ancora si difende, ma l’imposta resta tra le più alte in Europa. Penso anche ai pacchetti spiaggia più hotel: disparità di aliquota, problemi a non finire". Melucci sogna la cucina francese e i menù ‘leggeri’ per sgonfiare i prezzi. "Non è soltanto una questione di percentuali, ma un segnale preciso indirizzato alla clientela straniera".

 

Bravo Melucci, tutto giusto: ma "il nostro vice sindaco è arrivato un po’ tardi. Sono anni — ricorda Patrizia Rinaldis, presidente degli albergatori di Rimini — che chiediamo la riduzione dell’Iva e un’aliquota uguale per tutti. Questo governo è già intervenuto per il settore dell’auto, perché giustamente ha capito che non si potevano perdere delle quote di mercato per un settore così importante come l’industria automobilistica. Ma l’industria del turismo, per l’Italia, certamente non è meno importante". "E se non ci sbrighiamo subito — avverte la Rinaldis — rischiamo davvero di perdere quote di mercato. Anche perché già partiamo in svantaggio rispetto ai nostri diretti concorrenti, come Francia e Spagna. E’ necessario mettere le imprese turistiche italiane in condizioni di pari opportunità con quelle degli altri paesi".

 


Sulla stessa linea anche le altre categorie, da Confcommercio a Confesercenti. "E’ un tema che ci sta impegnando da tempo — conferma Mirko Pari di Confesercenti — Intanto dovremmo cercare di portare le aliquote Iva almeno ai livelli della Francia e della Spagna. Serve uno sforzo da parte di tutti, associazioni di categoria comprese".

di Carlo Andrea Barnabè

"Tutta colpa di Bruxelles se in Italia non si cambia"

Sarkozy e la Francia hanno segnato la strada. Ma Michela Vittoria Brambilla assicura che la riduzione dell’Iva per il turismo "è una delle questioni a cui stiamo lavorando da tempo". Il sottosegretario al Turismo non è sorpresa dalla proposta, rilanciata ieri da Rimini, di seguire l’esempio francese e ridurre l’Iva alle imprese del turismo. Magari applicando finalmente un’aliquota unica per tutti gli operatori.

 

"E’ una delle misure che da tempo viene più sollecitata dalle imprese del turismo (non solo della Romagna) — dice la Brambilla — Sicuramente è un provvedimento che servirebbe, e farebbe del bene al nostro turismo...". Insomma, quello che ha fatto Sarkozy in Francia, riducendo l’Iva al 5,5% ai ristoranti (in cambio di un abbassamento dei prezzi), e che ora Rimini chiede di applicare al più presto in Italia, è nelle intenzioni del sottosegretario e del governo da tempo.

 

"Ma se non abbiamo ancora preso un provvedimento simile — spiega la Brambilla — è perché esiste una precisa direttiva europea che stabilisce che la riduzione d’imposta può essere decisa da un governo solo nel caso in cui venga applicata applicata alla generalità delle imprese. Se invece viene decisa per un singolo settore, si può configurare come un aiuto di Stato e dunque è sanzionabile dall’Unione Europea".

 

Non a caso il vice sindaco Melucci propone un’aliquota unica per tutti gli operatori del turismo. Ma non sarà facile, fa capire la Brambilla, arrivare a questa soluzione. Anche perché "occorrerebbe collaborare con le associazioni di categoria, per programmare un’effettiva riduzione dei prezzi, a fronte del taglio dell’Iva". Secondo il sottosegretario, non è Roma ma Bruxelles il luogo dove affrontare la questione. "Sarkozy — conclude — ha posto un problema che si trascina da tempo. E’ ora che tutta l’Europa affronti la questione della riduzione dell’Iva".

di Manuel Spadazzi