{{IMG_SX}}Rimini, 21 luglio 2009. Le Fiamme gialle irrompono nel Consolato sammarinese a Rimini e il governo s’infuria. Un atto “ingiustificato e poco rispettoso di uno Stato sovrano”, basato peraltro su notizie “destituite di ogni fondamento”. Ma anche un atteggiamento “non accettabile” che porta con sè “dubbi sulla sua legalità”.

Il governo della Repubblica di San Marino convoca una conferenza stampa d’urgenza per far sentire la sua voce dopo la notizia dell'arrivo al Consolato sammarinese di Rimini da parte del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza.

Non si è trattato di una perquisizione. La Finanza ha consegnato nelle mani del Console Maurizio Battistini un mandato di perquisizione nei confronti di una persona domiciliata fiscalmente presso il Consolato che detiene alcune società a San Marino. «La domiciliazione fiscale presso il Consolato di Rimini è una prassi - sottolinea il Segretario di Stato per gli affari esteri Antonella Mularoni - conforme ad una circolare del 2001 prevista dall’Agenzia delle Entrate e concordata con l’Agenzia delle Entrate di Rimini», e aggiunge: «Mi auguro che si tratti di un equivoco interpretativo, in quanto presso la sede consolare è custodita esclusivamente la pratica di acquisizione del domicilio fiscale in Italia per le nostre aziende che operano in territorio italiano, così come gli elenchi delle società domiciliate, e non, invece, altri documenti di natura economica».

A mandare su tutte le furie l’esecutivo sammarinese è anche l’accusa al tribunale sammarinese di non essere collaborativo: “Tutte le informazioni sono state trasmesse dal nostro tribunale a quello di Roma”, ricorda Mularoni. Sul blitz di oggi, il ministro rivela: “Ci risulta sia stato chiesto l’elenco dei nominativi di tutte le società domiciliate”.

Ma su questo punto il Titano non vuole certo arretrare: “Sono domande a cui San Marino non intende rispondere, perché non sono questi i modi, la collaborazione deve essere nelle forme e nei modi previsti dalla legge”. A darle man forte il segretario di Stato per le Finanze, Gabriele Gatti. “Quando il nostro Paese ritiene di subire un torto, deve far sentire la sua voce” e in questo caso “ci troviamo di fronte, spero, ad un equivoco. Sicuramente è un atteggiamento non accettabile”.

Gatti conferma che il tribunale sammarinese ha risposto alla rogatoria, per ben due volte, a febbraio e a giugno. Nulla da nascondere quindi, “c’è stato invece un abuso, intollerabile e inammissibile”. Alla luce poi degli sforzi recenti che San Marino ha compiuto sulla strada della trasparenza e della collaborazione, “non meritiamo che una struttura importante come il nucleo della Guardia di finanza si comporti in questa maniera”.

Gatti spiega che l’esecutivo sammarinese ha trovato attenzione da parte dell’ambasciatore d’Italia, ma “anche le istituzioni italiane devono essere informate, per rivendicare il nostro diritto al rispetto”. In particolare, alla vigilia di accordi importanti proprio con l’Italia. Marco Arzilli, segretario di Stato per l’Industria spiega poi che l’elenco cercato dalle Fiamme gialle poteva essere richiesto non solo al Tribunale, ma direttamente al Clo, l’ufficio centrale di collegamento, istituito in aprile.

“Speriamo in uno sbaglio- spiega- ma e’ una mancanza molto grave”.

 
I segretari spiegano infine di aver gia’ espresso le dovute lamentele alla Farnesina e al ministero italiano dell’Economia e delle Finanze: “Vedremo come portare avanti la protesta nei prossimi giorni", conclude la delegazione sammarinese