L'albergatore e il portiere

Stefano Muccioli

Stefano Muccioli

rimini, 31 agosto 2014 - Ieri  il ‘Carlino’ ha raccontato la storia di un 60enne albergatore che ha lasciato la gestione dell’hotel per lavorare sotto padrone come portiere notturno. «Ci guadagno in salute», ha dichiarato. C’è da credergli. Non è un caso isolato. Chi può getta la spugna e chiude l’azienda. Chi resta in trincea, molto spesso non lo fa per convinzione ma per mancanza di alternative: non è facile, di questi tempi, restituire i fidi alle banche. Il rischio d’impresa, che ogni imprenditore accetta per aprire un’ attività, nelle condizioni attuali diventa sempre più alto: quasi come in un gioco d’azzardo.

Eppure le fondamenta della riviera, ricordiamolo, non poggiano sul cemento ma sulla carta: quella delle cambiali. A firmarle (e a onorarle) è stata una generazione di riminesi che ha avuto il coraggio e la possibilità di scommettere sul futuro, creando lavoro e ricchezza per tutti. Oggi godiamo ancora di quel benessere, ma non esistono le condizioni per garantirlo ai nostri figli. Tasse, burocrazia e costi in continuo aumento mettono in croce la parte migliore del paese: quella che non aspetta il lavoro, ma cerca di costruirlo per sè e per gli altri. Ogni saracinesca che si abbassa definitivamente è una sconfitta per tutti. Se chiudono gli alberghi poi vanno a casa anche i portieri di notte.