La lezione delle alghe

Rimini, 20 luglio 2014 - Era un luglio di 25 anni fa, molto più caldo di quello di oggi, quando una poltiglia densa e giallastra ricoprì improvvisamente le onde. L’effetto risultò molto simile a quello di una chiazza di petrolio, anche se si trattava di una fioritura algale assolutamente innocua per la salute. Fu uno spettacolo sconvolgente e indimenticabile: migliaia di persone atterrite davanti a un Adriatico che sembrava uscito da un film dell’orrore. Non si poteva fare il bagno, ma neppure uscire al largo con le barche, perché la broda vischiosa bloccava persino le eliche dei motori. La riviera, sull’orlo del tracollo, prese finalmente coscienza dell’importanza del suo mare. Poi, così come erano arrivate, le mucillagini sparirono quasi completamente. Gli imprenditori iniziarono a progettare il futuro investendo sulle piscine, sul polo fieristico-congressuale, su eventi slegati dal balneare. E l’attenzione per la salute delle nostre acque si è man mano affievolita. Eppure i turisti emigrati in altri lidi spiegano tutti allo stesso modo il motivo della loro fuga: «Colpa del vostro mare».  Qualcosa, sul fronte degli scarichi, si sta finalmente cominciando a fare. Ma dobbiamo guardare più lontano, qui arrivano i rifiuti del Po. La lezione delle alghe resta sempre la stessa: le fondamenta della nostra riviera poggiano sull’acqua.