Venerdì 19 Aprile 2024

"Vivo attaccato al respiratore, voglio decidere io quando morire"

Ammalato di Sla chiede ai parlamentari una legge sull’eutanasia

Nelle foto Massimo 'Max' Fanelli (foto Effimera)

Nelle foto Massimo 'Max' Fanelli (foto Effimera)

Rimini, 30 gennaio 2015 - Si è visto negare anche la possibilità di firmare il testamento biologico. Massimo ‘Max’ Fanelli, il consulente riminese di 54 anni residente a Senigallia - dopo aver lanciato un appello al Parlamento chiedendo una legge che tuteli il diritto all’eutanasia – torna a far parlare di sé. Colpito dal settembre 2013 da una grave forma di Sla che gli impedisce ogni movimento, anche di parlare non ha potuto fare testamento davanti a un notaio. Non è in grado di firmare e il computer vocale non è contemplato come mezzo di comunicazione testamentaria. Per il consulente del lavoro riminese si è così chiusa la possibilità – almeno per il momento – di rendere note le sue volontà. Molto attivo fino a che la salute glielo ha consentito, Massimo Fanelli ha dato vita assieme alla moglie Monica alla associazione di volontariato ‘Compagni di Jeneba’ che opera in Sierra Leone.

Scrive Fanelli nel suo appello ai parlamentari: «Progressivamente ho perso ogni autonomia e forza motoria e muscolare; ora sono allettato ed ho bisogno di assistenza 24 ore su 24, respiro grazie alla tracheotomia. Vivo, anzi sopravvivo con il disagio psicofisico di questa malattia che tra dolori e disagi psicologici raggiunge e spesso supera il limite di sopportazione della dignità umana. Tutto questo è aggravato dalle leggi in vigore che non prevedono e non regolamentano il diritto all’eutanasia come in parecchi paesi civili. E’ umano e nobile quindi difendere il diritto all’autodeterminazione e della libertà di scelta dei malati terminali di come e quando poter porre fine alla propria vita in modo da evitare atroci sofferenze difendendo quella componente indispensabile della nostra libertà che si chiama dignità».